Daniel Cohen è un economista francese. Professore di scienze economiche all'Università Paris-I e all'Ecole Nationale Supérieure, è anche editorialista associato per il giornale Le Monde. Si è specializzato negli argomenti dello sviluppo economico, del lavoro, della questione dei debiti dei paesi in via di sviluppo e della credibilità delle politiche economiche. Ha ricevuto parecchi premi, tra cui il premio dell'economista dell'anno nel 1997, conferito dalla rivista Le Nouvel Economiste. Ha pubblicato una decina di libri, tra cui Les infortunes de la prospérité (Le sfortune della prosperità), Richesse du monde, pauvreté des nations (Richezza del mondo, povertà delle nazioni) - il suo libro più famoso , Nos temps modernes (I nostri tempi moderni), Chroniques d'un krach annoncé (Cronache di un crac annunciato). La mondialisation et ses ennemis (La mondializzazione e i suoi nemici) è stato pubblicato nel 2004 e ha immediatamente ricevuto una critica molto favorevole.
[...] Commento personale Questo libro è una miniera di informazioni molto preziosa. In meno di 300 pagine, Cohen riesce a tracciare un panorama molto completo delle tre mondializzazioni, con domande essenziali per capire le grandi problematiche dello spazio mondiale, e apoggiandosi su una molteplicità di teorie passate o contemporanee, da Ricardo a Huntington, da Sauvy a Weber. Adottando un punto di vista pragmatico, direi che questo libro è essenziale per il corso di Badie e quindi per l'esame. Le grandi tematiche del corso sono analizzate: le differenze di sviluppo fra Nord e Sud (con una statistica da ritenere: i due terzi dell'umanità vive con meno di 2 dollari al giorno), il rapporto fra religione e sviluppo / demografia e sviluppo, il potere delle grandi multinazionali e le lore strategie economiche, il commercio internazionale con il problema di certi tipi di mercati come quello della salute, le grandi istituzioni mondiali . [...]
[...] Oggi il rigetto della mondializzazione si confonde con quello dell'America. L'America sarebbe diventata un'impero simile all'impero romano o a quell'inglese nel Novecento. Eppure Cohen mostra che c'è una differenza fondamentale tra le potenze imperiali di ieri e gli USA. Gli imperi hanno una propensione naturale ad utilizzare le ricchezze delle proprie provincie per prosperare logica “smithiana” di divisione del lavoro fra le diverse ragioni. Al contrario, gli USA si caratterizzano per la logica “schumpeteriana” secondo la quale la crescita dipende della capacità di innovazione di un'economia. [...]
[...] L'economia-mondo, sviluppata da Fernand Braudel, si presenta in una serie di cerchi concentrici attorno a un centro. Il centro si caratterizza da una vita cara e un'attività economica densa, mentre la periferia ha un ritmo più lento e una vita meno cara. Questa immagine può essere un modello di analisi delle grandi città con le loro perifierie, ma anche dello spazio mondiale. Il centro diventa sempre il luogo di concentrazione di una mano d'opera qualificata, mentre la perifieria serve alle delocalizzazioni. [...]
[...] L'esempio del debito del terzo mondo rinvia alla stessa conclusione : costruire un ordine economico stabile vuol dire darsi i mezzi per rendere legittime le eccezioni giuste alle regole generali. Quindi Cohen esamina il ruolo delle grandi istituzioni mondiali. La loro debolezza è che hanno un'agenda troppo rigida, che non può essere controllata : ad esempio, il WTO non considera le questioni essenziali dell'ambiente o della sanità pubblica. In realtà, ci sono due problemi maggiori che affliggono le istituzioni mondiali di oggi. [...]
[...] Inoltre, Cohen illustra le sue teorie con molte cifre e percentuali, rendendole molto chiare. Avrei comunque due critiche da fare a questo libro. Innanzitutto, le conclusioni di Cohen sono a volte un po' deboli. Ha una visione che sembra, qualche volta, una vera caricatura : ad esempio, quando dice che gli USA sono un modello di sviluppo schumpeteriano e che l'Europe è un modello di sviluppo smithiano, mi sembra un po' troppo manicheo. Per me, entrambi sono influenzati dai due modelli, e non si puo tracciare un limite così definitivo. [...]
Source aux normes APA
Pour votre bibliographieLecture en ligne
avec notre liseuse dédiée !Contenu vérifié
par notre comité de lecture