All'inizio del diciannovesimo secolo, secondo la parola famosa del cancelliere austriaco Metternich, l'Italia non era niente che un “espressione geografica”. L'Italia rimane divisa tra diversi entità politiche sotto influenze straniere, allora che nel frattempo nel resto del Europa il stato-nazione si impone progressivamente come forma privilegiata d'organizzazione politica.
Tuttavia la propagazione degli ideali dell'illuminismo e della rivoluzione francese, facilitata dalla presenza napoleonica, o ancora il risentimento verso l'occupazione austriaca in Umbria favorino l'emergenza di una coscienza nazionale. Il patrimonio culturale italiano e suo ruolo di modello culturale europeo, gioca anche una parte importante in questo processo, in tanto che il Risorgimento è originalmente pensato come un movimento di rinascita culturale, nella continuazione del Rinascimento. La parola Risorgimento, del verbo risorgere (sinonimo di rinascere), associa una referenza al passato glorioso dell'Italia e alla religione cattolica.
Questo movimento originalmente filosofico si tradurrà politicamente attraverso un autentico epopea nazionale e identitaria verso l'unificazione politica dell'Italia. Il Risorgimento diventa allora una lotta per un Italia libra e indipendente e contro l'assolutismo e l'occupazione straniere, che inizia propriamente nel 1815, alla seguita del congresso di Vienna e si termina definitivamente nel 1871 quando Roma diventa la capitale dell'Italia unità.
Il Risorgimento, e i suoi episodi i più danteschi, fanno parte degli elementi fondatori dello stato nazione moderno italiano. Il Risorgimento è dunque stato elevato al grado di mito nazionale, tanto la percezione di questo processo ha avuto e ha ancora un effetto strutturante, in termine sociale e politici, sulla società Italiana. Ci sono dunque degli posti importanti in gioco per quanto riguarda l'interpretazione, la storiografica del Risorgimento e il fatto di reclamarsene.
[...] La visione leghista del risorgimento è quale di un'unificazione assurda, indesiderata, che risulta di complotti massonichi. Gli ideologhi di questo partito cercano a smantellare i miti fondatore della nazione italiana.Questo progetto di screditazione dello stato italiano dev'essere legato con il lavoro della lega che cerca a creare una storia e un'identità padania in modo a giustificare le sue velleità separatiste. Per concludere, la storiografica italiana sul risorgimento è un spazio di dibattito e di polemiche costante. Dalla sopravvalutazione nazionalista alla critica marxista della borghesia, le analisi delle origine, degli obiettivi e degli attori del Risorgimento cambiano drasticamente.Vediamo che le problematiche legate all'interpretazione del Risorgimento illustrano bene la difficoltà di fare la storia di una nazione e dei suoi valori senza cadere nella strumentalizzazione. [...]
[...] La soluzione della costruzione dell'Italia intorno al regno di piemontese e con l'aiuta di potenze straniere apparisce allora come la più sostenibile e fa di Vittorio Emmanuele e di Cavour i nuovi protagonisti dell'unità italiana. Sotto l'impulsione di Cavour il Regno di Piemonte inizia una politica d'industrializzazione, notevolmente grazie al sviluppo del ferrovia e del commercio, favorendo il libro scambio. Cavour intraprende una politica di laicizzazione e di modernizzazione, riforma la giustizia, l'esercito, e il sistema bancario. Conscio della necessità di un aiutò militare massivo per ottenere l'indipendenza Cavour riesce a convincere Napoleone III, ex carbonaro. [...]
[...] Dopo questi successi il Risorgimento resta in sospeso a causa della questione romana. Pie nonno, sostenuto dalla Francia, rifusa di concedere il suo potere temporale sulle provincie papale e su Roma. I successori di Cavour, morto nel 1861, organizzano una monarchi centralizzata e burocratica. Tuttavia sono rapidamente confrontati a delle difficoltà economiche: la guerra è stata costosa e l'industria italiana manca di materie prime. C'è anche il problema della frustrazione crescente contro la piemontisatione dell'Italia, in effetti il Regno di Piemonte concentra la meta delle firme industriale e commerciale del paese, è responselabile del terzo dei scambi commerciali, e l'unificazione monetaria si fa sulla lire piemontese. [...]
[...] In un primo tempo la Sicilia è presa in maggio 1860, e Garibaldi ci instaura un governo repubblicano, senza l'accordo di Cavour. Poi in Settembre Garibaldi arriva a Napoli già disertato dalle forze assolutiste. Il condottiere minaccia allora di marciare su Roma, Cavour invia una forze di opposizione e finalmente Garibaldi si ritira e riconosce la legittimità di Vittorio Emmanuele. Dopo la confermazione dell'accorpamento del regno di Napoli e delle provincie papale d'Umbria, grazie a un un plebiscito, un parlamento nazionale eletto da tutte le regione italiane si riunisce a Torino nel 1861 e proclama VEII Re d'Italia. [...]
[...] Gramsci ha anche voglia di restaurare la filiazione tra il risorgimento e la rivoluzione francese come vettore de l'ideale nazionale. Vediamo attraverso queste letture del processo d'unificazione nazionale come le grande ideologie del ventesimo secolo hanno investito le passione e l'emozione legati al Risorgimento per generare un sopporto politico. Berlusconi e la Lega Nord Al di là di questi lavori storiografici possiamo anche osservare nel dibattito politico italiano contemporaneo la persistenza di una forma di strumentalizzazione dell'interpretazione del Risorgimento. Silvio Berlusconi, abituato a delle polemiche con la SISSCO, principale associazione professionale dei storici italiani, ha recentemente preso posizione in favore di un libro intitolato Risorgimento da riscrivere da Angella Pellicari. [...]
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