Alla fine della prima guerra mondiale viene ricostruito lo Stato Polacco. La definizione delle frontiere crea subito problemi. La frontiera tra la Polonia e la Germania, fissata dal trattato di Versailles in una zona dove vivevano popolazioni sia tedesche che polacche, aveva attribuito allo stato polacco circa un milione e mezzo di tedeschi.
Le proteste tedesche riguardavano soprattutto la separazione che era stata stabilita tra il Reich e la Prussia orientale. Il governo polacco replicava che nel corridoio, la cui estesione da est ad ovest era di 80 km, viveva una popolazione che parlava un dialetto, il "kasciuba", strettamente affine alla lingua polacca.
Ma ribatteva la propaganda tedescam questi kasciubi, quando prila del 1914 appartenevano allo Stato Prussiano, davano i loro suffragi, salvo in 3 circoscrizioni, a candidati tedeschi e non polacchi. Dunque, secondo i tedeschi, queste popolazioni non avevano coscienza di essere polacche.
[...] Da parte polacca ci fu addirittura un tentativo di farlo destituire che non ebbe successo. La Convenzione tra la Polonia e Danzica fu firmata il 9 novembre 1920 ed entrò in vigore il 15 dello stesso mese. Il porto della città sarebbe stato amministrato da un organo autonomo, il Consiglio del Porto e delle Vie d'acqua, che doveva assicurarne il libero uso alla Polonia. Danzica restava nei limiti della frontiera doganale polacca ma le sue dogane avrebbero formato una distinta unità amministrativa. [...]
[...] Egli cercò più volte di risolvere le controversie tra le autorità polacche e quelle di Danzica. Protestò presso queste ultime contro i furti di merci polacche verificatesi nel porto, e contro i tentativi di mandar via da una caserma nei pressi del porto un reparto di militari polacchi addetto ai trasporti. Denunciò gli abusi nell'amministrare il patrimonio dello stato tedesco rimasto a Danzica e gestito da quelle autorità. D'altra parte, però, quando a Danzica comincia a scarseggiare il grano, Attolico interviene presso il governo polacco ottenendo forniture di cereali. [...]
[...] Contro le sue decisioni si poteva ricorrere in seconda istanza al Consiglio della Società delle Nazioni il quale, a sua volta, poteva rivolgersi al Tribunale internazionale di Giustizia dell'Aja. L'Alto Commissario dipendeva anche dal Consiglio degli Ambasciatori che rappresentava le Principali Potenze Alleate e Associate ma che era dominato dalla Francia. In generale, però le competenze degli Alti Commissari a Danzica non furono mai ben definite. In maggio 1920 si svolsero le elezioni alla Costituente della città: solo 7 seggi su 120 (9400 voti su più di 150000) andarono ai polacchi. La Costituzione fu votata in agosto ma la Società delle Nazioni richiese degli emendamenti prima di approvarla. [...]
[...] La Polonia, che aveva già occupato una parte della regione di Danzica, chiedeva l'incorporazione pura e semplice. Questa soluzione era accettata dalla Francia, alleata della Polonia, ma non dalla Gran Bretagna che non voleva rafforzare troppo la Polonia e quindi la Francia. La popolazione della città desiderava per lo più restare entro i confini della Germania. Così, nel 1919, con il trattato di Versailles (articoli 100-108), fu creata la Città Libera di Danzica sotto la protezione della Società delle Nazioni. [...]
[...] Il 26 gennaio 1921 Attolico lascia Danzica. Negli ambienti del Ministero degli Esteri polacco si riparla di Attolico alla fine del 1924 quando il Consiglio della Società delle Nazioni si accinge a rinnovare per l'anno successivo il mandato dell'Alto Commissario a Danzica a Mac Donnell, inglese, molto malvisto dai polacchi a causa della sua parzialità. Si prendono allora dei contatti con uomini politici italiani per riproporre la candidatura di Attolico. Ma il Consiglio decide di rinnovare l'incarico di Mac Donnell; continua cosi fino al 1926 il periodo britannico ( ci sarà poi anche un periodo italiano con l'Alto Commissario Manfredi Gravina, 1929-1933). [...]
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