Alla lettura di numerose opere di etnologia si ha l'impressione che gli africani fossero immersi nel tempo mitico, mentre tutti gli altri popoli percorrevano il viale della storia. In effetti il mito, la rappresentazione fantastica del passato, dominava il pensiero degli africani nel loro modo di concepire lo svolgimento dell'esistenza dei popoli. A un punto tale, che talvolta la scelta e il senso degli avvenimenti reali erano costretti ad obbedire a un modello mitico che predeterminava perfino i comportamenti più semplici e banali del sovrano o del popolo. Il mito governava in questo modo la storia, ch'esso aveva del resto il compito di giustificare. In un simile contesto risaltavano, come caratteristiche del pensiero storico, la non-temporalità e la sua dimensione essenzialmente sociale. Il tempo africano tradizionale include generalmente e integra l'eternità a monte e a valle. Le generazioni passate non sono affatto perdute per il tempo presente. Esse restano a loro modo sempre contemporanee, e influenti anche, come lo erano da vive. In siffatte condizioni la casualità si esercita dal passato sul presente e dal presente sull'avvenire per un'irruzione diretta che può operare in tutte le direzioni.
[...] La storia vissuta in questo modo dal gruppo, accumula un potere che è quasi sempre simboleggiato e concretizzato in un oggetto trasmesso dal patriarca al proprio successore, tipo una boccia d'oro custodita in un tamburo di guerra, unito ad elementi strappati dal corpo di un elefante. Era il trapasso di questi oggetti che determinava la devoluzione giuridica del potere. Il caso più sorprendente è quello dei Soniankè i quali tengono in corpo delle catene d'oro, d'argento o di rame, ogni anello impersona un antenato. Al momento di morire il patriarca vomita la catena e la fa ingoiare al capo che ha scelto come successore. D'altra parte l'approccio mistico esiste all'origine della storia di tutti i popoli. [...]
[...] A un punto tale, che talvolta la scelta e il senso degli avvenimenti reali erano costretti ad obbedire a un modello mitico che predeterminava perfino i comportamenti più semplici e banali del sovrano o del popolo. Il mito governava in questo modo la storia, ch'esso aveva del resto il compito di giustificare. In un simile contesto risaltavano, come caratteristiche del pensiero storico, la non-temporalità e la sua dimensione essenzialmente sociale. Il tempo africano tradizionale include generalmente e integra l'eternità a monte e a valle. Le generazioni passate non sono affatto perdute per il tempo presente. Esse restano a loro modo sempre contemporanee, e influenti anche, come lo erano da vive. [...]
[...] Di qui l'ispirazione democratica incontestabile che anima quasi sempre la concezione della storia da parte degli africani. Il carattere sociale della concezione africana della storia gli dà una dimensione storica incontestabile, giacchè la storia è la vita in continuo sviluppo del gruppo a cui si appartiene. Per l'africano il tempo è dinamico. Mancando l'idea del tempo matematico e fisico contabilizzato mediante l'addizione di unità omogenee e misurato attraverso strumenti confezionati a questo scopo, il tempo rimane un elemento vissuto e sociale. [...]
[...] Alcune cosmogonie fanno risalire a un tempo mitico perfino certi progetti realizzati in un tempo storico, che non essendo percepito come tale da ogni individuo viene sostituito dalla memoria astorica del gruppo. Questa concezione mitica e collettiva era tale che il tempo diveniva un attributo della sovranità dei capi. Il re Shilluk era il depositario mortale di un potere immortale, poiché compendiava in sé il tempo mitico, essendo l'incarnazione dell' eroe fondatore, e il tempo sociale, considerato come fonte della vitalità del gruppo. Presso i Mossi il capo rappresentava il pilastro del tempo collettivo. [...]
[...] E questa concezione è dinamica. C'è dunque nell'africano la costante volontà di richiamarsi al passato, che rappresenta per lui come una giustificazione. Ma questo appello non significa immobilismo e non contraddice la legge generale dell'accumulazione delle forze e del progresso. Il potere nell'africa nera viene espresso con un parola che significa forza. Questa sinonimia sottolinea l'importanza che questi popoli attribuiscono alla forza, se non proprio alla violenza, nello svolgimento della storia; si tratta di forze quali l'integrità fisica, la buona sorte e l'integrità morale. [...]
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