Le civiltà africane del Sahara e delle regioni a sud del deserto erano in gran parte civiltà della parola, anche se a partire dal XVI secolo in africa occidentale la scrittura era conosciuta, saper scrivere era esclusività di alcuni.
La civiltà orale conosce il parlare corrente ma anche una tradizione orale. La tradizione viene definita come una testimonianza trasmessa verbalmente da una generazione all'altra. Suoi caratteri peculiari sono la verbalità e la trasmissione ch'è diversa dalle fonti scritte. La verbalità è difficilissima da definire. Un documento scritto è un oggetto, un manoscritto, un documento verbale invece può essere definito in tanti modi, giacchè un testimone può interrompere la propria testimonianza, correggersi, ricominciare.
Non tutti i dati verbali sono delle tradizioni. Si distingue anzi tutto la testimonianza verbale da quella oculare. Qualsiasi tradizione orale valida deve d'altra parte risalire a una testimonianza oculare. Bisogna anche scartare la diceria, resta da ultimo la tradizione propriamente detta che trasmette un documento alle generazioni future.
[...] Il termine poema non è che un'etichetta sotto cui si celano i dati imparati a memoria e dotati di una struttura specifica, ivi comprese le canzoni. Il termine formula è una denominazione che comprende spesso i proverbi, gli indovinelli, le preghiere, le liste di successione, ossia tutto ciò che si impara a memoria, ma che non è soggetto ad altre regole di composizione oltre a quelle della grammatica. In entrambi i casi, queste tradizioni comprendono non soltanto il messaggio ma anche le parole che gli servono da veicolo. [...]
[...] La verità storica è legata alla fedeltà della parola trasmessa. Questa può essere garantita dal consenso dei capi o dalla constatazione che la tradizione è conforme a ciò che è stato detto dalla generazione precedente. La cronologia La tradizione orale fornisce sempre una cronologia relativa. I grandi movimenti storici e spesso certe evoluzioni locali passano inosservati, perché l'unità disponibile per la cronologia è troppo ristretta. La genealogia della famiglia non vale che per quella famiglia e per il villaggio dove essa abita. [...]
[...] La tradizione viene definita come una testimonianza trasmessa verbalmente da una generazione all'altra. Suoi caratteri peculiari sono la verbalità e la trasmissione ch'è diversa dalle fonti scritte. La verbalità è difficilissima da definire. Un documento scritto è un oggetto, un manoscritto, un documento verbale invece può essere definito in tanti modi, giacchè un testimone può interrompere la propria testimonianza, correggersi, ricominciare. Non tutti i dati verbali sono delle tradizioni. Si distingue anzi tutto la testimonianza verbale da quella oculare. Qualsiasi tradizione orale valida deve d'altra parte risalire a una testimonianza oculare. [...]
[...] Sono quelle del tempo, dello spazio, della verità storica, della casualità. Ogni popolo divide la durata in unità, fondandosi sia su attività umane legate all'ecologia sia su delle attività sociali ricorrenti. Si separa il giorno dalla notte, lo si divide in parti corrispondenti al lavoro o ai pasti. È attraverso l'ambiente naturale e le attività che ne dipendono che si definiscono abitualmente mesi, stagioni, anni. La profondità massimale del tempo rintracciata con la memoria sociale dipende direttamente dall'istituzione che è legata alla tradizione. Ognuna ha la propria profondità temporale. [...]
[...] La cosa più fastidiosa è che questo genere di testi è complicato da allusioni poetiche, da immagini velate, da giochi di parole con significati molteplici. Il termine epopea è una denominazione con la quale s'intende specificare che all'interno di un canovaccio composto da regole formali, con le rime, i modelli relativi ai toni, alla lunghezza delle sillabe, ecc., l'artista conserva la facoltà di scegliere le proprie parole. La tradizione determina oltre al messaggio il quadro formale. Spesso tuttavia si ricordano semplicemente all'artista il quadro o il canovaccio formale. Alcuni di questi versi risalgono probabilmente alla creazione dell'epopea. [...]
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