L'Italia è un paese membro e fondatore dell'Unione Europea e un attore dell'economia mondiale, ma al livello nazionale, non possiamo parlare di un'omogeneita nella ripartizione economica. Effettivamente, possiamo vedere che sola la parte del Nord è veramente sviluppata. In più, l'organizzazione di questa economia è unica nel mondo : è quello che chiamano « i distretti industriali italiani». Possiamo dire che la definizione per « distretti industriali » la più giusta sia quella di Alfred Marshall, grande economista della seconda metà del XIX secolo, è quella : « è un'entità socioeconomica costituita di un insieme di imprese, che fa generalmente parte di uno stesso settore produttivo, localizzato in un'area circoscritta, tra le quali vi è collaborazione ma anche concorrenza ». L'obiettivo di questa raccogliamento è quello di creare gruppi di organizzazioni, interdipendenti tra loro. I vantaggi sono numerosi, come quello di scambi di conoscenze e di competenze, o semplicemente per subappaltare ordini con un partner del conglomerato, per rispondere al cliente nel più breve tempo possibile. Questo tipo di organizzazione può anche ridurre i costi di transazione, in quanto i partner sono direttamente in contatto con loro tramite i conglomerati. Nel 2009, questi distretti comprendono più di 212500 imprese, per più di due milioni di impiegati e circa 46% delle esportazioni del paese.
Dunque ancora oggi, i distretti industriali sono gli elementi essenziali dell'economia italiana, ma sono in declino dai primi anni 2000, per colpa dell'emergere delle nuove economie industriali in Asia come la Cina o il Brasile, nel Sud dell'America. Infatti, le dimensioni di queste imprese non sono un vantaggio nei confronti del mercato globale. Inoltre, il passaggio dalla Lira, allora costantemente svalutato per decenni a sostenere le esportazioni italiane, verso l'Euro sulla base del marco tedesco (valuta forte), ha significativamente penalizzato i conglomerati italiani. La conseguenza è un declino delle esportazioni dei distretti, in molti settori.
[...] Conclusione : Per concludere, possiamo dire che il modello dei distretti industriali è particolare all'Italia, perché è in questo paese che i distretti sono il più sviloppati : producono la metà delle esportazioni italiani. Ma all'inizio degli anni 2000, c'è una crisi di questo modello coll'emergenza degli nuovi paesi industriali. In più, la crisi degli anni scorsi aggravato la situazione. I distretti sono molto importanti in Italia, e per la sua industria, sono presenti in quasi tutte le regioni, ma non con omogeneità. [...]
[...] Il Centro ha 31% dei distretti, il Nord-est il Nord-ovest 25% e il Mezzogiorno 17%. Come l'abbiamo visto nella parte scorsa, il modello dei distretti industriali si sviluppa in Italia negli anni 60, allora che nel mondo, il modello di riuscita e la dottrina economica fordista-taylorista. Ancora oggi, l'Italia è l'unico paese in Europa che ha un'industria basata sui distretti, e questo modello è soprattutto efficiente in questo paese. Il grafico seguente mostra i punti di forza percepiti rispetto alla concorrenza di questi distretti italiani nel 2009. [...]
[...] In più, l'organizzazione di questa economia è unica nel mondo : è quello che chiamano i distretti industriali italiani». Possiamo dire che la definizione per distretti industriali la più giusta sia quella di Alfred Marshall, grande economista della seconda metà del XIX secolo, è quella : è un'entità socioeconomica costituita di un insieme di imprese, che fa generalmente parte di uno stesso settore produttivo, localizzato in un'area circoscritta, tra le quali vi è collaborazione ma anche concorrenza L'obiettivo di questa raccogliamento è quello di creare gruppi di organizzazioni, interdipendenti tra loro. [...]
[...] Le strategie messe in atto per fronteggiare la crisi : _ Spostamento a valle della filiera: maggiore attenzione alla commercializzazione ed alla valorizzazione del marchio. _ Riposizionamento in nuove nicchie di mercato e ricerca di nuovi sbocchi per l'export. _ Investimenti in cooperazione per migliorare la qualità dei prodotti, ridurre l'impatto ambientale ed i costi energetici. Questo graphico mostra quali sono gli investimenti dei distretti per aggianciare la ripresa : Possiamo vedere la propensione ad investire si ralenta ma non si ferma. [...]
[...] La cooperazione è quello di condividere i rischi e le spese della produzione e dell'innovazione. Vicinanza permette di compensare gli svantaggi legati alle piccole dimensioni dei PMI. Ogni partner porta qualcosa di indispensabile per l'altro e il risultato complessivo è superiore a quello ottenuto individualmente. Tutto funziona sulla prossimità, che è di quattro tipi, primo geographico, secondo sociale, terzo commerciale e quatro tecnologico. Anche se sono ancora oggi gli elementi essenziali dell'industria italiana, questi distretti sono in declino a partire degli anni 2000. [...]
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