La Francia, per far fronte ai consistenti flussi migratori provenienti soprattutto da paesi sue ex colonie, che continuano ormai da decenni, ha adottato un modello politico d'integrazione.
Il concetto d'integrazione sottolinea l'inserimento e la partecipazione dei nuovi membri nella società, senza che essi perdano la propria cultura d'origine.
L'integrazione si sviluppa attraverso due dimensioni: la prima, più oggettiva, riguarda la partecipazione dei nuovi membri alle strutture istituzionali e l'adozione di norme comuni, la seconda, soggettiva, prende la forma dello sviluppo d'un sentimento d'appartenenza alla comunità stessa.
E' chiaro che una politica d'integrazione implica l'adesione, da parte dei nuovi arrivati, ad un insieme di valori comuni, l'accettazione individuale e collettiva di un quadro globale di riferimento. Ed é proprio da qui che nasce una delle difficoltà della politica d'integrazione francese. La maggior parte degli immigrati proviene infatti da paesi in cui il sistema di valori sociali, culturali, giuridici e religiosi é ben lontano dal sistema di valori tradizionalmente dominante in Francia.
Per lo stato francese, ancora saldamente legato alla tradizione illuminista e al concetto di Stato-Nazione, integrare significa aiutare ad inserirsi nella nazione francese, portare avanti una politica che tende all'omogeneizzazione delle culture.
Per far ciò il modello francese d'integrazione pone l'accento sull'insegnamento della lingua e sull'accesso all'inserimento sociale.
La specificità della Francia, rispetto ai suoi vicini europei, é che la costituzione dello Stato é stata preceduta dalla costituzione della Nazione.
I meccanismi d'integrazione dunque, siano essi sociali o culturali, sono polarizzati verso un fine essenzialmente politico.
Vi é tuttavia un momento in cui tale fine viene in qualche modo ostacolato, e questo momento é rappresentato dall'incontro tra Islam e Repubblica.
L'immigrazione musulmana in Francia ha inizio nella seconda metà del 1800. Essa é continuata progressivamente con un notevole aumento alla fine della seconda guerra mondiale, momento in cui la Francia necessitava di manodopera per la ricostruzione.
Gli accordi d'Evian con la neo repubblica algerina, che riconoscevano la libertà di circolazione e di residenza dei cittadini algerini in Francia, favorirono una consistente ondata migratoria.
Nel corso degli anni settanta questo flusso migratorio venne in parte bloccato dalle leggi emanate dai governi di destra, che si preoccuparono non solo di fermare l'immigrazione, ma anche di ottenere una diminuzione delle popolazioni straniere presenti in Francia.
La vittoria della sinistra, agli inizi degli anni ottanta, apre una nuova era per gli immigrati: la legislazione viene modificata in senso liberale, permettendo la regolarizzazione di migliaia di “sans papiers”.
Questo fino al 1986, anno in cui il governo di destra, fresco d'elezioni,
fa approvare la legge Pasqua , d'ispirazione nettamente repressiva.
Il 1993 é l'anno delle riforme sull'immigrazione e dell'esplosione del problema dei “sans papiers” .
Il fallimento della politica “immigrazione zero” porta il governo a rivedere la legislazione sull'immigrazione, correggendo l'espressione in “immigrazione clandestina zero”, il cui obiettivo é un'apertura selettiva delle frontiere francesi a quegli immigrati di cui la Francia ha bisogno.
Al giorno d'oggi risiedono in Francia all' incirca quattro milioni e mezzo di musulmani, di cui tre milioni sono d'origine maghrebina (algerini, tunisini, marocchini), senza contare tutti i clandestini e i “sans papiers” (valutati all'incirca quattrocento mila) .
All'interno della comunità d'immigrati musulmani bisogna distinguere tra immigrati in senso stretto, quelli della vecchia generazione, e figli d'immigrati, nati in Francia, i così detti “beurs” , i quali -rispetto ai padri- sono a pieno titolo cittadini francesi.
Fino a poco tempo fa l'immigrato tipico in Francia era un uomo single che si riusciva ad integrare nella società francese attraverso il lavoro, ma che era separato da essa negli altri ambiti. Per la maggior parte del tempo egli era più occupato a preparare il suo ritorno in patria che a partecipare alla vita politica o culturale del paese in cui era ospite.
Con la crisi economica degli anni settanta, la fine dell' immigrazione dei lavoratori e il ricongiungimento familiare il panorama é cambiato.
Oggi i giovani “immigrati”, la maggioranza dei quali nati in Francia e di nazionalità francese, non solo sono “inclusi” culturalmente nella società, ma ne sono parte pregnante.
[...] I sans papiers sono gli immigrati clandestini che ogni anno invadono a migliaia la Francia. Dati presi da G.Couvreur, Musulmans en France ed.Ateliers I beurs sono i ragazzi d'origine musulmana. Beur in arabo significa arabo La Umma é la comunità di tutti i credenti musulmani. La questione del chador nasce da un avvenimento accaduto nel 1989 in una scuola di Creil, nella quale ad alcune ragazzine musulmane é stato impedito di portare il velo durante le lezioni ; L'insieme di regole del codice islamico. [...]
[...] Questo malinteso é una rappresentazione sociale in cui tutto ciò che é “straniero” viene considerato e trattato secondo una logica di sospetto generale. d'altra parte, questa rappresentazione viene accentuata ed incentivata dalla violenza e dall'odio che i ragazzi di quartiere sviluppano, mettendo in moto un circolo vizioso di disprezzo e diffidenza che si amplifica da entrambe le parti. Il problema essenziale é che i “giovani esclusi” non sanno chi incolpare della loro esclusione se non la società in generale, ossia un'entità. [...]
[...] Diversa e più complicata é invece la situazione per le giovani ragazze musulmane. Secondo le regole della hachouma[8]le figlie femmine sono i membri della famiglia più deboli e dominati, a causa del loro sesso e della loro età. Nel momento in cui si sviluppano delle dinamiche conflittuali in seno alla famiglia, le più forti e difficili sono quelle che si instaurano tra padri e figlie. Esse si trovano davanti ad un bivio: scegliere la strada dell'emancipazione, trovarsi quindi un lavoro, proseguire gli studi, scegliersi un marito, voltando in questo modo le spalle alla famiglia; oppure decidere di proseguire nell'ambito della tradizione musulmana, che relega le giovani donne nel contesto domestico, che le costringe a reprimere i propri sentimenti e le proprie passioni per vivere una vita fatta di sottomissione e , troppo spesso, di violenze. [...]
[...] L'autorità dei padri viene progressivamente demolita senza che si tenti di sostituire ad essa un nuovo modello di autorità, più appropriato alla situazione delle famiglie straniere che da più decenni risiedono in Francia. L'ISLAM DELLE DONNE L'immigrazione femminile in Francia é rimasta per lungo tempo sotto silenzio, almeno fino alla fine degli anni ottanta, quando le giovani donne musulmane hanno fatto parlare di sé per la questione del chador. Questo silenzio può essere spiegato attraverso due ragioni. La prima é che, fino alla legge sul raggruppamento familiare del 1945, l'immigrazione veniva considerata come maschile e temporanea. [...]
[...] Vi é tuttavia un momento in cui tale fine viene in qualche modo ostacolato, e questo momento é rappresentato dall'incontro tra Islam e Repubblica. L'immigrazione musulmana in Francia ha inizio nella seconda metà del 1800. Essa é continuata progressivamente con un notevole aumento alla fine della seconda guerra mondiale, momento in cui la Francia necessitava di manodopera per la ricostruzione. Gli accordi d'Evian[1]con la neo repubblica algerina, che riconoscevano la libertà di circolazione e di residenza dei cittadini algerini in Francia, favorirono una consistente ondata migratoria. [...]
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