Verga, romantisme, vérisme, romanticismo, verismo, femme, donna, amour, amore, naturalisme, Victor Hugo
Mémoire de Master 2 Italien sur GIovanni Verga. Analyse de la littérature de cet auteur et plus précisément de la figure féminine sous toutes ses représentations (comme objet amoureux, destructeur, etc.) dans ses romans (de jeunesse jusqu'à sa mort).
GIovanni Verga représente en Italie ce que Victor Hugo a été à la France.
[...] La donna verghiana non fa altro che reiterare, iperbolicamente, le azioni materne. IL CARATTERE DELL'AMORE Essendo la donna “l'oggetto amoroso”, non possiamo studiare l'elemento femminile senza riferirci all'amore al quale è legata. La riflessione sul cuore, e più in generale sullo studio dei meccanismi psicologici, attraversa in profondità la meditazione verghiana della fase giovanile di Verga: Nessuno fuori di me e dell' amico mio Brusio, e forse egli meno di me, potrà mai arrivare a conoscere per quale concorso straordinario di circostanze questi due esseri si sono incontrati ed hanno finito per assorbire l'uno la vitalità dell' altro. [...]
[...] ci narrerai questa storia?' Disse Consoli la scriverai?' Rispose Raimondo rivolto a me. Forse.( Una peccatrice ) 24 Cf La dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio, éditions Charpentier di carattere scientifico di cui si serve l'autore per sottolineare l'agonia di Narcisa: “fredde stille di sudore alla radice dei capelli”, “pelle arida picchiettata di bollicine incolori”, “spasimo acuto” della “regione epigastrica” (Una peccatrice,112-113). Tali nozioni, giudicate inopportune, sono invece il segno che il Verga non è coinvolto in prima persona in una totale adesione ed esaltazione del gesto “sublime” di Narcisa, ma intende soprattutto studiare quello che egli stesso definisce un “mistero del cuore”(Una peccatrice, 116). [...]
[...] mio figlio! . chi sa cosa n'é di mio figlio! . aiutatemi; corriamo all'ufficio di questura a prender informazioni ( ) Povero figlio singhiozzò la desolata madre ( ) ecco le prime lagrime che mi fai versare!” (Una peccatrice, 38-39) Il campo lessicale della desolazione e della tristezza, ( “delirante”, “singhiozzò”, “desolata”, “torcendosi le braccia”) e il tono di questo brano dimostrano l'amore della madre per il figlio; figlio che rappresenta tutto per lei; figlio, sinonimo di vita. b / Una silenziosa sofferenza La figura materna, sensibile, intuisce il malessere e il tormento del figlio che, di fronte all'amore è diventato colerico, chiuso e irritabile (Una peccatrice, 33). [...]
[...] (Una peccatrice , 94) Pietro comincia allora ad uscire sempre di più, ad andare in società, “quel fervente amore di lui cominciava dunque a dar luogo ai calmi pensieri dell'avvenire (Una peccatrice, 102) Non essendo più accecato dalla passione il conquistatore si ricontempla adesso, per “delle ore intiere” come “l'oggetto insignificante” che ricorda esser stato quando amava la contessa quel terribile amore senza speranza” (Una peccatrice, 123). Si verifica allora una riflessione personale e approfondita da parte del protagonista che cerca di analizzare, a partire della sua propria esperienza personale, l'amore, la sua nascita, l'effetto sul cuore umano e la ragione della sua caducità. Più che una riflessione del personaggio si tratta in realtà della riflessione dell'autore Giovanni Verga che utilizza la figura maschile come portavoce delle sue riflessioni personali. [...]
[...] “Quella manina è quasi la replica della mano” materna ; mentre l'appoggiarla sulla ringhiera rappresenta una variante esotica. La mano “pallida e affilata”, descritta prima nella figura materna, tornerà molte volte, elaborata, coinvolta nella vita espressiva di molte altre immagini. Infatti, quella mano, con la stessa aggettivazione, costituirà la principale attrattiva di Narcisa. L'aspetto irresistibile di “quella manina pallida e affilata che accarezzava i capelli” (Una peccatrice, 23) della madre per il figlio, serve adesso come base linguistica per descrivere anche quella dell'amante: “colle manine affilate e bianchissime ( . [...]
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