La Gerusalemme Liberata, universalmente riconosciuta come l'opera più significativa di Torquato Tasso, quella in cui trova la mirabile espressione tutta la complessa spiritualità della seconda metà del Cinquecento, fu il risultato di un lungo, faticoso e paziente travaglio letterario che costò all'autore lo sforzo fisico e tormento interiore, ma che gli procurò la definitiva consacrazione poetica.
La composizione di questo poema epico in venti canti impegnò il poeta per tutta la vita, fin dal giovanile Gerusalemme, in cui abbozzò l'idea e che lasciò incompiuto il lento e tortuoso percorso di revisione del testo che condusse infine alla stesura della Gerusalemme conquistata (1593), l'intervallata dalle pubblicazioni delle diverse edizioni dell'opera: la prima uscì nel 1580, a Venezia, incompleta ed all'insaputa dell'autore, in quattordici canti, con il titolo di Goffredo, curata da Celio Malespini; altre due edizioni, con l'aggiunta degli altri sei canti, si ebbero a Padova nel 1581, con il titolo, definitivo, di Gerusalemme Liberata.
Le vicende narrate dal capolavoro tassesco sono quelle della prima Crociata. Mentre l'esercito dei Crociati, capeggiato da Goffredo da Buglione, giunge alle porte di Gerusalemme e le cinge d'assedio, il re turco Aladino, seguendo il consiglio del mago Ismeno, fa collocare un'immagine della Vergine Maria nel tempio musulmano.
Ma nella notte l'icona viene rubata ed il re minaccia una feroce rappresaglia contro i Cristiani. Per evitare quella strage di innocenti, la giovane Sofronia si accusa del furto sacrilego, ma anche Olindo, innamorato della fanciulla, per salvarla dalla condanna si proclama colpevole. Entrambi vengono cosi condannati al rogo, ma, all'ultimo momento, interviene la guerriera Clorinda che chiede la grazia al re. Intanto nel campo cristiano interviene la bella maga Armida per distogliere i Crociati dal combattimento, ma riesce a distrarre soltanto dieci guerrieri.
[...] C'è una sensualità disperata nelle parole di Olindo, che sembra gioire almeno insieme alla sua amata. Ma Sofronia, che pur si rivolge a lui chiamandolo a significare un'amorevole tenerezza, lo invita ad avere “altri pensieri, altri lamenti” ed a rivolgersi a Dio: in lei la fede sembra più forte dell'amore, ma conclude le sue parole con un'immagine serena: “mira ciel com'è bello, e mira sole/ ch' a sé par che n'inviti e ne console”. La scena commuove tutti, pagani e cristiani. [...]
[...] Dalla Gerusalemme Liberata Proemio (ottave Il celebre incipit del capolavoro tassesco enuncia in modo essenziale l'argomento: “canto l'armi pietose e capitano/che gran sepolcro liberò di Cristo”. Le armi pietose sono quelle dei Crociati, mossi da intento religioso e da pietas devota; il capitano è Goffredo di Buglione, duca di Lorena, comandante in capo della spedizione che si proponeva di liberare il Santo Sepolcro. È quindi il tema della guerra santa al centro del poema: un'unità d'azione che dovrebbe conferire regolarità all'opera. [...]
[...] La sua spada si immerge bel di Clorinda, che cade morente. È il colpo mortale che fa emergere ad un tratto in Clorinda una bellezza e una delicatezza muliebre ignorata quando la donna, chiusa nella sua corazza impenetrabile, era intenta alla Con sensuale insistenza, il poeta si sofferma su particolari che rivelano una femminilità ignorata: la punta della spada di Tancredi che penetra nel bel seno, che vi si immerge e avidamente ne beve il sangue; la veste, che mammelle stringea tenera e leve” si riempie un caldo fiume”. [...]
[...] E qui notiamo come l'intrusione del poeta nella vicenda ha una funzione ben diversa da quella dell'Ariosto nell'Orlando Furioso. Quest'ultimo osservava con distacco i propri personaggi e le loro vicende: le sue intrusioni avvenivano sul filo dell'ironia, per prendere le distanze dalla materia del racconto e per avviare qualche lucida riflessione sulla realtà; per il Tasso, invece, che nella sua materia proietta una sensibilità nuova, più inquieta e tormentata di quella rinascimentale, gli interventi caricano della sua partecipazione emotiva. Il Tasso si immedesima infatti nei suoi personaggi, proietta se stesso e la sua sensibilità inquieta. [...]
[...] La Gerusalemme Liberata: la finalità, i temi, i personaggi, lo stile poetico. Il tasso, nei Discorsi dell'arte poetica, poi ampliati nei Discorsi del poema eroico, ha indicato le caratteristiche e le finalità del suo capolavoro. L'intento era quello di arricchire la letteratura italiana di un grande poema epico che mettesse da parte la materia cavalleresca per attingere temi e contenuti alla tradizione epica greco-latina, sull'esempio, in particolare, dalle grandi opere di Omero e di Virgilio. A questo scopo il Tasso scelse di trattare un grande evento storico: la liberazione del Santo Sepolcro ad opera della prima Crociata. [...]
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