L'opera per eccellenza del Petrarca è il Canzoniere, l'unica, oltre i Trionfi, ad essere stata scritta in volgare. È una raccolta di 366 componimenti poetici: 317 sonetti, 29 canzoni, 9 sestine, 7 ballate e 4 madrigali. Molte altre sono le rime contenute nel manoscritto originale, dal titolo Rerum vulgarium fragmenta, ad indicare il carattere frammentario del testo, redatto in parte dal Petrarca ed in parte da Giovanni Malpaghini, alla presenza del poeta, ma poi non inserite nella raccolta.
La stesura complessiva dell'opera tenne occupato il Petrarca per circa 40 anni, dal 1335 fino alla sua morte e numerose furono, in quell'arco di testo, le correzioni, le aggiunte, le cancellazioni apportate dal testo, che fu sottoposto anche a varie fasi di selezione, riordinamento e riscrittura delle rime. È possibile e, nello stesso tempo, utile per il lettore individuare alcune fasi del tortuoso percorso di gestazione del Canzoniere: in un primo momento, il Petrarca raccolse in un quaderno 23 poesie da lui scritte più due sonetti di suoi amici, ma solo 18 di queste ritrovarono poi nella stesura definitiva.
[...] Motivo dominante del Canzoniere è la rappresentazione, in forma astratta e non narrativa, dell'amore provato dal Petrarca per Laura, incontrata in gioventù ad Avignone. Di questa passione, che colpì il cuore e la mente del poeta, vengono riprodotti nell'opera tanto gli aspetti psicologici, come l'innamoramento, la perdita dell'oggetto amato, quanto quelli emotivi, come le emozioni, le sensazioni, i desideri, i momenti di abbattimento, di speranza o l'illusione, entrambi riuniti in una sorta di diario poetico intimo e segreto. Al centro del Canzoniere, motivo ispiratore e polarizzatore di ogni sentimento del poeta, è Laura, donna vera nel contempo, figura letteraria nuova, che ha perso l'astrattezza delle evanescenti figure femminili dei poeti provenzali e siciliani e la rigidezza delle donne angelicate degli stilnovisti. [...]
[...] Per la prima volta la poesia si spinge tanto nella dimensione interiore dell'uomo, allo scopo di indagarne l'angoscia, i tormenti, le paure, le incertezze, le illusioni. Ciò che emerge dal Canzoniere è il profondo conflitto interiore del poeta, diviso tra la sensibilità al fascino delle cose belle del mondo, come l'amore, la bellezza, la gloria e la consapevolezza della caducità e vanità di tutto ciò che è terreno. È la conseguente aspirazione a credere in qualcosa di più certo: nell'animo lacerato del Petrarca si rispecchia il conflitto fra un'epoca che sta chiudendosi, il Medioevo, con la sua concezione teocentrica del mondo, e la nuova civiltà dell'Umanesimo che si sta prospettando, con la sua concezione antropocentrica. [...]
[...] Il canzoniere di Francesco Petrarca L'opera per eccellenza del Petrarca è il Canzoniere, l'unica, oltre i Trionfi, ad essere stata scritta in volgare. È una raccolta di 366 componimenti poetici: 317 sonetti canzoni sestine ballate e 4 madrigali. Molte altre sono le rime contenute nel manoscritto originale, dal titolo Rerum vulgarium fragmenta, ad indicare il carattere frammentario del testo, redatto in parte dal Petrarca ed in parte da Giovanni Malpaghini, alla presenza del poeta, ma poi non inserite nella raccolta. [...]
[...] L'amore per Laura è la materia dominante del Canzoniere, che lascia poco spazio alla trattazione di altri argomenti, tra i quali i temi politici, religiosi e personali. Il tema patriottico-civile è al centro di due famose canzoni, Spirito gentil e Italia mia, da cui si evince una notevole differenza tra Dante e Petrarca, per quanto concerne i toni e i contenuti politici: mentre il primo era pienamente inserito nella realtà comunale di Firenze, al punto di schierarsi e da lasciarsi andare all'invettiva aspra e tagliente, il secondo non si sente legato ad alcuna realtà politica, ma si rivolge all'intera nazione, sentita inconsciamente come un tutto vivo, e preferendo utilizzare i motivi poetici dell'esortazione. [...]
[...] L'evento della morte della donna amata divide il Canzoniere in due parti: Rime in vita e Rime in morte di madonna Laura. La morte di Laura diventa il simbolo dell'irrimediabile brevità della vita, della fine senza speranza di ogni cosa terrena. Il motivo dello svanire di ogni cosa e del passare inesorabile del tempo, già presente nei componimenti precedenti, porta il poeta, dopo la morte della donna amata, ad una consapevolezza ancora più desolata ed angosciosa della caducità delle cose. [...]
Source aux normes APA
Pour votre bibliographieLecture en ligne
avec notre liseuse dédiée !Contenu vérifié
par notre comité de lecture