Le opere latine in versi, oltre alle Epistulae metricae e alle due lettere dell'ultimo libro della raccolta delle Familiares, sono il poema Africa ed il Bucolicum carmen.
L'Africa è un poema in esametri, rimasto interrotto al nono libro. Petrarca attese alla sua stesura a Valchiusa tra il 1338 ed il 1339 e lo portò a buon punto nel 1341, durante i soggiorni a Selvapiana e a Parma, quando una buona parte di esso fu presentato al re di Napoli Roberto d'Angiò nei giorni dell'esame per ricevere l'incoronazione poetica. Anche se il poeta continuò a lavorare per il resto della sua vita, il poema non fu mai portato a termine.
Il Bucolicum carmen è un silloge di dodici egloghe, scritte tra il 1346 e il 1348, la cui stesura definitiva avvenne a Milano nel 1357, anche se il poeta, almeno fino al 1364, s'impegnò in un'opera di correzione. Rispettando la tradizione dell'egloga romana e medievale.
Tra la struttura e l'intonazione ascetica generale, di stampo medievale, sono da rilevare i segni della dolorosa esperienza umana del Petrarca.
[...] Le opere latine in prosa Oltre le quattro raccolte di epistole, numerose sono le opere latine di Petrarca in prosa. Il De viris illustribus è un'opera dalla gestazione articolata: cominciata nel 1338-1339 e continuata tra il 1341 e 1343, doveva comprendere le biografie di alcuni illustri personaggi storici, soprattutto della romanità. La raccolta fu ampliata tra il 1351 e il 1353 con l'aggiunta di personaggi biblici e mitologici. In un secondo momento, Petrarca rese più corposa la biografia di Scipione l'Africano e si occupò della vita di Giulio Cesare, l'unica con il titolo a parte, De gestis Caesaris. [...]
[...] Per quanto riguarda il contenuto, è possibile riassumerlo: Scipione, dopo aver sconfitto i Cartaginesi in Spagna ed in procinto di trasferirsi in Africa, sogna di essere condotto in cielo dal padre e di ascoltare le predizioni dello zio Gneo sull'ascesa di Roma fino all'impero di Augusto, sulla sua decadenza e sull'eternità della sua gloria. Lelio, inviato da Scipione in Africa allo scopo di stringere un'alleanza con il re Siface, durante un banchetto organizzato da quest'ultimo, stimolato da un aedo che racconta agli ospiti le leggende puniche, tesse le lodi della gloriosa Roma, di Scipione e delle memorabile gesta, comprese le ultime imprese in Spagna. Ma Siface rompe l'alleanza con i Romani. [...]
[...] La seconda parte del trattato è imperniata sulla discussione tra Dolore e Timore da un lato, che presentano motivi che possono essere causa di dolore, e la Ragione, dall'altro, che confuta le loro tesi con le stesse argomentazioni utilizzate in precedenza. Tra la struttura e l'intonazione ascetica generale, di stampo medievale, sono da rilevare i segni della dolorosa esperienza umana del Petrarca. [...]
[...] Nonostante il grande impegno del Petrarca, l'opera mostra evidenti limiti poetici, non riuscendo mai a creare un'adeguata tensione drammatica. Tra i passi più ricordati, c'è quello in cui è descritta la morte di Magone, nel quale si coglie la maggiore liricità. Il Bucolicum carmen Il Bucolicum carmen è un silloge di dodici egloghe, scritte tra il 1346 e il 1348, la cui stesura definitiva avvenne a Milano nel 1357, anche se il poeta, almeno fino al 1364, s'impegnò in un'opera di correzione. Rispettando la tradizione dell'egloga romana e medievale. [...]
[...] L'opera fu intrapresa dal Petrarca durante il soggiorno milanese del 1354-61 e fu poi portata a termine nel 1366 a Pavia. Dedicata ad Azzo da Correggio, incontrò un considerevole consenso di pubblico. La prima parte è caratterizzata dalla discussione tra la Speranza ed il Gaudio da un lato, che elencano una serie di motivi per i quali è possibile provare piacere immediato o successivo, e la Ragione dall'altro, che cerca di dimostrare, avvalendosi di illustri esempi e ragionamenti come non possono esistere motivi di piacere in un mondo dove tutto è vano ed effimero. [...]
Source aux normes APA
Pour votre bibliographieLecture en ligne
avec notre liseuse dédiée !Contenu vérifié
par notre comité de lecture