Il Giorno è un poemetto di tipo satirico - didattico, scritto in endecasillabi sciolti, di quattromila versi. Secondo le impostazioni dell'autore, l'opera doveva comporsi di tre parti: il Mattino, il Mezzogiorno e la Sera. La sua pubblicazione avvenne in forma anonima: nel 1763, egli pubblicò il Mattino; nel 1765, il Mezzogiorno; mentre la Sera fu pubblicata nel 1801, dopo la morte del Parini, da Francesco Reina, amico dell'autore, che per volontà del poeta, divise quest'ultima parte in due, il Vespro e la Notte, apportando alcune modifiche negli ultimi versi del Mezzogiorno e in quelli d'apertura e di chiusura del Vespro.
[...] Si sofferma a descrivere i bellimbusti, dai nuovi titolati, dalle anziane madri che accompagnano le figlie in età da marito, dagli antichi nobili che sono squattrinati ed invidiosi della ricchezza delle nuove generazioni. La Notte è il tempo del grande ricevimento nel palazzo sfavillante di luci, a cui prendono parte gli esponenti più insignificanti della nobiltà. L'arte del Parini ci offre una galleria di personaggi presi da singolari manie: l'assiduo frequentatore dei caffé, il domatore di cavalli, lo sciocco che si diverte a sfilacciare tappeti, chi si dedica al gioco e chi alla propria dama. Viene il momento del gioco. [...]
[...] In essa non vi è moralismo: la condanna morale si accompagna al giudizio sociale. In tanti devono lavorare, e duramente, per servire un rampollo, ignorante e lezioso, che continua a godere dei privilegi conquistati dai suoi avi con la prepotenza e l'ingiustizia, mentre lui nullo serve”. Nell'opera si apprezza lo stile per l'espressione elegante e limpida, che rivela la formazione classicista ed arcadica dell'autore, con variazioni ispirate dalla fantasia, quali la favola del Piacere, oppure da intenti specificamente narrativi, come il racconto del calcio alla “vergine cuccia” e delle sue conseguenze, che contribuiscono ad alleggerire la materia, evitando che diventi eccessivamente didascalica. [...]
[...] Infine, il giovin signore, accomodatosi in carrozza, viene condotto, con una corsa impetuosa che getta nello scompiglio le strade che attraversa, al palazzo della dama di cui è “cavalier servente”. Il Mezzogiorno, il giovan signore è seduto a tavola per il pranzo, preparato con cura da un cuoco francese. Suggestiva è la favola del Piacere. Il Piacere scende un tempo fra gli uomini per distinguere gli animi più sensibili e raffinati da quelli rozzi e volgari. E' il piacere di gustare i cibi che deve guidare i commensali, non l'appetito. Il “giovin signore” parla, con i suoi pari, di arte, di commercio, di scienza. [...]
[...] Il poemetto si interrompe. Secondo l'interpretazione dei critici, l'autore avrebbe concluso la giornata con il giovin signore che si reca a teatro. Dal capolavoro del Parini si scorge il progressivo affievolirsi della vis polemica, lasciando spazio alla cura nella riproduzione degli ambienti, dall'impegno sociale alla raffinatezza espressiva. Ciò può imputarsi in parte all'affievolirsi della vena morale e satirica del poeta, in parte al suo ripiegamento su posizioni socialmente più moderate, come riflesso di una più generale involuzione dell'Illuminismo sul finire del secolo. [...]
[...] Il Giorno di Giuseppe Parini Il Giorno è un poemetto di tipo satirico - didattico, scritto in endecasillabi sciolti, di quattromila versi. Secondo le impostazioni dell'autore, l'opera doveva comporsi di tre parti: il Mattino, il Mezzogiorno e la Sera. La sua pubblicazione avvenne in forma anonima: nel 1763, egli pubblicò il Mattino; nel 1765, il Mezzogiorno; mentre la Sera fu pubblicata nel 1801, dopo la morte del Parini, da Francesco Reina, amico dell'autore, che per volontà del poeta, divise quest'ultima parte in due, il Vespro e la Notte, apportando alcune modifiche negli ultimi versi del Mezzogiorno e in quelli d'apertura e di chiusura del Vespro. [...]
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