Dietro, Giorgio Bassan, relazioni umane, scuola, infanzia, età adulta, solitudine, delusione, narratore, crescita personale
"I luoghi dove si ha pianto, dove si ha sofferto, e dove si trovarono molte risorse interne per separare e resistere, sono proprio quelli a cui ci si affeziona di più " così, Giorgio Bassani nella sua opera Cinque storie ferraresi, definisce la base della sua scrittura, la quale è : l'esplorazione dei sentimenti e emozioni provate dall'uomo durante la sua vita, e insiste sull'importanza dei ricordi e della memoria che forgiano ogni uomo. Infatti, se risate, lacrime, disillusione, sono tutte emozioni che costruiscono l'uomo e che ne segnano per sempre la memoria. In questa percettiva, Giorgio Bassani ha nel suo libro Dietro la porta pubblicato nel 1964, racconta la storia di un « io narrante » attraverso una focalizzazione zero. Questo romanzo costituisce il quarto libro del ciclo Il romanzo di Ferrara in cui si tratta della vita di un ragazzo che frequenta la prima liceo, con la sofferenza e il disagio di chi già si sente - e vuol sentirsi - escluso, lontano. Infatti, il narratore protagonista, appartenente alla comunità ebraica ferrarese, vive con disagio il passaggio dalla V ginnasio alla I liceo classico, soprattutto perché è stato separato dal suo vecchio compagno di banco Otello Forti, bocciato e perciò trasferitosi in un collegio di Padova.
[...] Se potessimo vedere nella prima parte che l'atmosfera chiusa creata da questo evento lascia il posto alla solitudine del narratore che si ritrova solo e rifiutato di fronte alla massa, vedremo in questa parte che più che una spaccatura tra l'individuo (il protagonista) e il gruppo, i personaggi della storia sono presentati dal narratore come un'unica entità, una massa in cui l'individuo non si riconosce, che contribuisce a questo ambiente chiuso e monotono. Infatti, i personaggi esteriori sono tutti presenti in gruppo, Bassani uso del plurale : « i nuovi professori », « i nuovi compagni ». Possiamo anche notare l'uso del pronome « noi » che si ritrova dissolto in una sorta di massa nella quale l'individuo non si riconosce : il « noi » designa « la quinta B » ma nessuna persona, amico o nemico in particolare. [...]
[...] In effetti, questo modo di stare in pubblico, di non doversi isolare, di "sciogliersi nella folla" richiama i modi in cui ci si deve comportare quando si è adulti, il che porta il narratore a interrogarsi : « possibile? », mi chiedevo scontento e geloso, « possibile? » (r. 14). Infine, abbiamo visto che quest'atmosfera pu essere interpretata come il primo contatto con la vita adulta per il personaggio principale ancora adolescente. Così, possiamo notare la sua incomprensione e la durezza di questo cambiamento, che crea quest'ambiente straniera e chiusa. [...]
[...] Quindi, ci cheteremo in quale modo, attraverso l'analisi dei rapporti umani instaurati sui banchi di scuola, Giorgio Bassani illustra il difficile passaggio dall'essere bambino all'età adulta, tra solitudine, sofferenza e delusione, che porteranno inevitabilmente l'io narrante a una crescita personale ? Prima di tutto, possiamo notare che il passaggio dalla V ginnasio alla I liceo classico rappresenta per il protagonista un evento importate nella sua vita, grazie alla forte connotazione autobiografica di questo passo. Infatti, l'io narrante è un ragazzo sedicenne di cui non viene detto il nome, appartenente ad una famiglia della borghesia ebraica di Ferrara ed è quest'"io narrante », narratore autodiegetico, che si esprime e che racconta, di conseguenza, i suoi sentimenti, i suoi dubbi e le sue paure. [...]
[...] Infatti, quest'evento rappresenta una svolta nella vita del narratore in quanto incarna il cambiamento, il passaggio improvviso e brutale dalla prima adolescenza all'età adulta. In questo possiamo identificare questa immersione in un mondo nuovo e complicato attraverso la descrizione di un ambiente che appare freddo, oscuro, spaventoso perché ancora sconosciuto dal protagonista. Dalla prima riga, l'indicazione temporale "fin dai primi giorni" permette di introdurre il cambiamento che avviene nella vita del narratore. Poi, possiamo notare l'isotopia del tormento di fronte al cambiamento: « a disagio », spaesato » « costernato » (r.13)? [...]
[...] Anzi, vedremo anzitutto che questa strana e scomoda atmosfera in cui è immerso il narratore, ha fatto nascere una profonda necessità di esilio, un esilio ponderato e acconsentito, di fronte alla novità ancora troppo difficile da accettare. In questo, prima di tutto, abbiamo una volontà d'esilio di fronte a quella che potrebbe essere una sorta di consuetudine consolidata: i banchi migliori devono essere presi per primi, gli studenti devono "fare comunella". In questo, volontariamente, il narratore non partecipa a queste attività di gruppo che sembrano quasi meccaniche : « mi ero guardato bene dal partecipare al solito assalto per l'accaparramento dei banchi privilegiato (quello, cioè, più vicini alla cattedra). [...]
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