Le vedove bianche, Carlo Levi, commento di testo
Questo testo è un testimonianza della vita nei paesi della Lucania negli anni trenta, intitolato Le Vedove Bianche, scritto da Carlo Levi, nel 1945. È tratta dalla raccolta intitolata Cristo si è fermato a Eboli. L'autore, è anche un pittore, uno scrittore italiano, significativo del Novecento. Il titolo fa riferimento alla parola « Non siamo cristiani. Cristo si è fermato a Eboli », pronunciata dagli abitanti della Lucania, oggi chiamata la Basilicata. Questo testo è autobiografico perché, C. Levi, nel 1935, dopo avere fatto delle attività contro il regime fasciste, è costretto all'esilio in un paesino del Sud : Gagliano. Narra un fatto reale, in cui i protagonisti sono gli uomini che emigrano all'estero e le loro spose che restano in campagna. L'autore racconta la vita , il loro quotidiano mentre i mariti sono partiti. Primo vedremo il proemio, poi che i ruoli sono invertiti e infine il quotidiano illusorio.
[...] Questo testo è un testimonianza della vita nei paesi della Lucania negli anni trenta, intitolato Le Vedove Bianche, scritto da Carlo Levi, nel 1945. È tratta dalla raccolta intitolata Cristo si è fermato a Eboli. L'autore, è anche un pittore, uno scrittore italiano, significativo del Novecento. Il titolo fa riferimento alla parola Non siamo cristiani. Cristo si è fermato a Eboli pronunciata dagli abitanti della Lucania, oggi chiamata la Basilicata. Questo testo è autobiografico perché, C. Levi, nel 1935, dopo avere fatto delle attività contro il regime fasciste, è costretto all'esilio in un paesino del Sud : Gagliano. [...]
[...] Sfortunamente, non torna più e la moglie si stanca di aspettare. Poi, presenta un'occasione e nasce un bambino” : c'è un ellissi, perché molti elementi sono passati sotto silenzio, dall'incontro di un uomo e dalla nascita del bambino. Il fenomeno è banale, frequente. Queste donne sono chiamate, con l'ossimoro vedove bianche” perché il loro marito non è fisicamente morto, ma è morto nel loro cuore perché si rifa una vita. La loro situazione è paradossale. Un regime matriarcale : la presa di potere femminile (r9-13) Vediamo che il peso della tradizione scompe. [...]
[...] Il lessico piuttosto negativo mostra un'atmosfera tesa, opprimente. Infatti ci sono “vendette”(r3) a causa del senso dell ‘onore. Forse, ci sono il non detto delle emozioni, il regolamento di conti per risolvere un conflitto. La Lucania, e più generalmente la campagna sembra essere un mondo brutale, di violenza. L'espressione è leggenda, quaggiù” mette il lettore nella realtà, insiste sulla durezza della vita. Insiste sulla condizione femminile, con la “gelosia turchesca” che fa riferimento al comportamento degli uomini rispetto alle donne. [...]
[...] L'imperfetto mostra la lunga durata, durante molte generazioni del peso dei costumi. L'atmosfera è sempre tesa. Nel 1930, c'è sempre “rigidezza” (r4). Tuttavia, c'è un capovolgimento della situazione con la frase introdotta con Infatti l'emigrazione ha cambiato tutto” indica l'importanza di questo fenomeno nel quotidiano dei contadini, degli abitanti della Lucania. Questa frase lascia il lettore immaginare quello che vuole, e soprattutto dei cambiamenti con la parola Tiene i lettori in sospeso. II- I ruoli sono invertiti (r5-13) L'amore, una speranza delusa Nel contesto degli anni trenta, il posto delle donne era a casa, dove si occupano dei bambini e delle faccende domestiche : cucinano, pulino. [...]
[...] Infatti, il mondo contadino è ruvido. I bambini non hanno un futuro. Vediamo un lessico negativo della morte, la malatia con “muoiono” malaria”, che fa riferimento alla difficoltà di essere un uomo in campagna. Per di più, illustra la loro mentalità con “melanconici” (r19). La parola “crescono precoci” indica il punto di vista delle madri che pensano che i figli crescono velocemente, guadagnano della maturità, diventano uomini e dunque l'allontanamento dei figli le rattristano. Per l'autore essere un uomo è orribile : “vanno alla guerra, o in America, o restano in paese” (r19). [...]
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