Scheda di lettura sul racconto "Qualcosa era successo", scritto da Dino Buzzati e pubblicato nella raccolta di racconti La Boutique del Mistero. Restituisce il viaggio, dal sud dell'Italia verso il nord, di un uomo in preda al panico senza sapere perché.
[...] Il titolo è “Qualcosa era successo”. “Qualcosa era successo” mi ha attirato. Volevo sapere che cosa era successo. L'autore Dino Buzzati nasce il 16 ottobre 1906 a San Pellegrino. Figlio di un professore, dopo il ginnasio, si inscrive alla facoltà di Legge. Sin dalla giovinezza si manifestano gli interessi per la poesia, la musica (studia violino e pianoforte) e il disegno. Comincia a scrivere nel 1920. Nel 1928, prima di concludere gli studi in legge, entra come praticante al Corriere della Sera. [...]
[...] Il narratore dice “qualche cosa era successo e noi sul treno non ne sapevamo niente”. Col susseguirsi del percorso, c'è sempre più gente che fuggirono. I passeggeri si accorgono che fuori la popolazione è in preda a un panico sempre più violento, sempre più disperato. Sembra sia accaduta una misteriosa catastrofe in tutto il Paese, ma nessuno riesce assolutamente a capire di che cosa si tratti. Ma erano tanti, sempre più folti man mano che il treno si avvicinava al nord. [...]
[...] Invece si passò, fragoroso turbine, lungo le banchine dove una folla inquieta si accalcava anelando a un convoglio che partisse, tra caotici mucchi di bagagli. Un ragazzino tentò di rincorrerci con un pacco di giornali e ne sventolava uno che aveva un grande titolo nero in prima pagina. Allora con un gesto repentino, la signora di fronte a me si sporse in fuori, riuscì ad abbrancare il foglio ma il vento della corsa glielo strappò via. Tra le dita restò un brandello. Mi accorsi che le sue mani tremavano nell'atto di spiegarlo. Era un pezzetto triangolare. [...]
[...] Mancavano due ore. Tra due ore, all'arrivo, avremmo saputo la comune sorte. Due ore, un'ora e mezzo, un'ora, già scendeva il buio. Vedemmo di lontano i lumi della sospirata nostra città e il loro immobile splendore riverberante un giallo alone in cielo ci ridiede un fiato di coraggio. La locomotiva emise un fischio, le ruote strepitarono sul labirinto degli scambi. La stazione, la curva nera delle tettoie, le lampade, i cartelli, tutto era a posto come il solito. Ma, orrore!, il direttissimo ancora andava e vidi che la stazione era deserta, vuote e nude le banchine, non una figura umana per quanto si cercasse. [...]
[...] Invece, i passeggeri, come il lettore, rimarranno nel dubbio che passa dal "qualcosa" del titolo del racconto, a "una cosa che finisce in IONE". Un dubbio che, fatalmente, aumenterà l'angoscia preesistente. Che cosa IONE vuole dire ? Alluvione, esplosione . Forse è la guerra nel Nord. Finalmente, il treno arriva alla destinazione finale del percorso. Ma, orrore!, il direttissimo ancora andava e vidi che la stazione era deserta, vuote e nude le banchine, non una figura umana per quanto si cercasse. [...]
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