Il ricordo del fascismo e dei suoi metodi antidemocratici è sempre vivo in Italia.
La storia italiana è compless a: un'unità tardiva e difficile a perennizzarsi tra l'altro per via del divario ricorrente fra il Mezzogiorno e il Nord, una ricerca permanente di identità, il fenomeno mafioso e soprattutto il fascismo. Quest'ultimo ha notevolmente sconvolto la mentalità italiana e ha fatto l'oggetto di molti studi. Questo fenomeno fascista sembra tradurre una domanda fondamentale : unificare una società e dare agli italiani il sentimento di appartenere a una patria commune. I mezzi usati per raggiungere questi scopi sono sempre gli stessi: istituzioni, la dialettica politica, la politica estera o ancora la cultura. Lo studio di questo periodo fascista rimane oggi indispensabile, tra l'altro per trasmettere la brutalità e il male dello Stato mussoliniano ma anchè di tutte le ideologie estreme.
In Italia, Renzo De Felice (1929-1996) è visto come il maggiore storico del fascismo e di Mussolini. Ha insegnato alla Sapienza di Roma. Ma è divenuto famoso in un periodo durante il quale la storiografia era influenzata dalla Liberazione e dal ruolo dei partigiani durante l'infausto Ventennio. Infatti, De Felice ha voluto essere obiettivo e dunque superare tutte le visione sformate dalle ideologie diverse. E la ragione per cui, è considerato come “il Francois Furet” di Le passé d'une illusion. Oggi, otto anni dopo la sua scomparsa, è riconosciuto per il rigore e l'originalità della sua ricerca e la sua opera costituisce un riferimento indispensabile.
I suoi libri hanno sboccato su molte polemiche, tra l'altro sul fatto che ha denunciato l'idea di una Resistenza in massa, unanime. Infatti, rifiutando questa visione idealizzata, preferisce parlare di un attendismo notevole e di una popolazione soprattutto preoccupata dalla sua sopravvivenza e pace.
De Felice spiega dunque le ore nere del suo paese provando di mettere a male tutti gli stereotipi di questo periodo. Quindi, nel libro Breve storia del fascismo, non da un'interpretazione classica del fenomeno fascista.
Questo studio si concentra soprattutto sulla vita politica di quell'epoca e sul Duce, nello scopo di mostrarci come il fascismo fu il risultato di una storia e cultura speciale. De Felice evoca tra l'altro la natura del totalitarismo fascista con i suoi aspetti rivoluzionari e fa un paragone fra quello e il suo fratello: il nazismo.
E la ragione per cui vedremo in quel modo Renzo De Felice approda un fenomeno notevole e gravissimo del ventesimo secolo: il fascismo. Infatti, vedremo la fascistizzazione dello Stato italiano, il fascismo al potere, l'antifascismo, il fascismo nella guerre prima di analizzare la sua scomparsa che significava la liberazione del popolo italiano di vent'anni di oppressione e di nero.
Finalmente, studieremo l'antifascismo, attraverso il libro di De Felice ma anche analizzando un brano del romanzo Vino e Pane, scritto dal famoso Italo Calvino.
[...] Questa dipendenza rappresenta un “duro colpo al prestigio delle forze armate italiane”. La Repubblica di Salo e il crollo del fascismo mussoliniano Le sconfitte e gli sbarchi britanici e americani in Africa settentrionale nel novembre 1942 poi in Sicilia il 10 luglio 1943 ci mostrano le difficoltà della penisola per quanto riguarda la concretizzazione della politica estera che aveva esortata attraverso la profonda volontà di conquesta dei fascisti. Queste difficoltà annunciano il declino poi il crollo di una dittatura che ha violato la Libertà del popolo italiano durante venti anni. [...]
[...] De Felice spiega dunque le ore nere del suo paese provando di mettere a male tutti gli stereotipi di questo periodo. Quindi, nel libro Breve storia del fascismo, non da un'interpretazione classica del fenomeno fascista. Questo studio si concentra soprattutto sulla vita politica di quell'epoca e sul Duce, nello scopo di mostrarci come il fascismo fu il risultato di una storia e cultura speciale. De Felice evoca tra l'altro la natura del totalitarismo fascista con i suoi aspetti rivoluzionari e fa un paragone fra quello e il suo fratello: il nazismo. [...]
[...] Infatti, come lo dice De Felice, l'impatto è notevolmente duro. Il fascismo nella guerra De felice distingue due fasi in questo periodo: in primo luogo, evoca la non belligeranza dell'Italia nel conflitto per, in secondo luogo, sottolineare l'intervento dello stesso regime. Il primo settembre 1939, Mussolini dichiara questa non belligeranza sapando bene che questa posizione non potrà essere prolungata all'infinito. Ma questa soluzione di non intervenire nella guerra risponde infatti a problemi materiali: l'Italia non puo andare nella battaglia per via della sua insufficiente preparazione militare e delle sue difficoltà economiche. [...]
[...] Il 10 giugno 1924, è rapito nella strada da un groupo fascista, ammazzato e abbandonato in un bosco vicino a Roma. Questo crimine, e soprattutto il fatto di volere ammazzare una voce che aveva espresso apertamente la sua ostilità nel confronto del governo, sbocca sull' indignazione vivissima dell'opinione pubblica che aspetta un cambiamento politico del re e una manifestazione degli opponenti. Purtroppo, il re rimane nel silenzio e l'opposizione è troppo divisa per intraprendere un'azione notevole. (contraddizioni fra le forze liberaldemocratiche, demosociali e popolari.) Il 27 giugno 1924, nello scopo di dimostrare la loro ostilità, i deputati dell'opposizione, tranne i communisti, abbandonano la Camera. [...]
[...] Infatti, come in Francia durante Vichy e l'occupazione tedesca, è un clima di attesa che predomina, un attendismo. Accanto a molti partigiani convinti, o ad altrettanto convinti fascisti, molti furono gli opportunisti o gli attendisti”. Infatti, spiega che vuole “liberare” la Resistanza della sua mitizzazione per permetterle di essere autentica e bene interpretata. Conclusione Questo libro permette di avere una sintesi completa del Ventennio, periodo nero per l'Italia e fattore spiegativo della crisi ricorrente d'identità che deve affrontare questo paese. [...]
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