Romano, nato il 31 ottobre 1969, Kim Rossi Stuart è figlio di un attore che lo fa debuttare al suo fianco a soli cinque anni, sul set di Fatti di gente perbene (1974) di Mauro Bolognini.
Dopo aver studiato recitazione, Kim appare brevemente nel film di Jean-Jacques Annaud Il nome della rosa (1986), interpretato da Sean Connery e Christian Slater, e nel 1987 conquista il ruolo di Anthony Scott in Il ragazzo dal kimono d'oro, seguito l'anno successivo da un fortunato sequel. Impegnato anche in alcune produzioni tv, Kim Rossi Stuart raggiunge il successo popolare grazie alla miniserie 'Fantaghirò', favola di Natale interpretata al fianco di Alessandra Martinez. Nel 1994 l'attore romano riscuote un notevole successo con il solido Senza pelle di Alessandro D'Alatri, poi dimostra discrete capacità istrioniche in Cuore cattivo (1994) di Umberto Marino e nel 1995 interpreta il sussurrato Al di là delle nuvole, diretto da Michelangelo Antonioni e Wim Wenders.
Alternando il cinema al teatro e alla fiction tv, Kim Rossi Stuart interpreta poi per il grande schermo Poliziotti (1995) di Giulio Base, I giardini dell'Eden (1998) di Alessandro D'Alatri e La ballata dei lavavetri (1998) di Peter Del Monte, prima di essere scelto nel 2002 da Roberto Benigni per vestire i panni di Lucignolo nel suo Pinocchio.
Una grande occasione per l'attore arriva con il film Le chiavi di casa di Gianni Amelio in cui interpreta un giovane padre che si ritrova ad occuparsi dopo tanti anni del figlio portatore di handicap. Presentato alla Mostra del cinema di Venezia, il film ha vinto il Nastro d'Argento.
Partecipa al film di Michele Placido Romanzo criminale accanto a Claudio Santamaria, Riccardo Scamarcio, Stefano Accorsi e alcuni tra i più promettenti attori italiani. Nel film che racconta i fatti della banda della Magliana lui interpreta il freddo, uno dei capi della banda che si innamora di una ragazza perbene (Jasmine Trinca). Il 2006 segna l'uscita nelle sale del suo primo film da regista, Anche libero va bene, che è stato subito selezionato al festival di Cannes.
[...] Ha cercato però di evitare un punto di vista unilaterale, spingendo la prima metà del film quasi verso la commedia. Il realismo estremo di Anche libero va bene nasconde una grande violenza psicologica ? Si è reso conto solo a posteriori del vero livello di violenza psicologica che esiste nelle relazioni tra bambini e adulti, anche se in parte ne era già cosciente in fase di scrittura. Questa verità è un codice che ha seguito nella sceneggiatura, prima per gusto personale, poi perché ha pensato che, per realizzare un film con dei bambini, e se lo si vuol rendere sincero e non patinato, si può soltanto perseguire la verità assoluta. [...]
[...] Questo avrebbe potuto costituire un problema, ma nel mixaggio gli è piaciuto poter sentire questo mondo in movimento, la vita che continua anche mentre i personaggi vivono situazioni molto gravi, e ha preferito non filtrare questi suoni. C'è anche poca musica. Chi l'ha influenzata di più nel suo lavoro di regista? Non è un grande cinefilo, e non vuole condizionargli vedendo troppi film. Ha l'ambizione di creare qualcosa di unico, che non significa bello o brutto, ma personale. Ciò nonostante ama molto Paul Thomas Anderson, Pasolini, Cassavetes, Bergman, Truffaut, De Sica, Kieslowski, Téchiné . [...]
[...] Etude du film Libero I. Biografia di Kim Stuart Rossi Romano, nato il 31 ottobre 1969, Kim Rossi Stuart è figlio di un attore che lo fa debuttare al suo fianco a soli cinque anni, sul set di Fatti di gente perbene (1974) di Mauro Bolognini. Dopo aver studiato recitazione, Kim appare brevemente nel film di Jean- Jacques Annaud Il nome della rosa (1986), interpretato da Sean Connery e Christian Slater, e nel 1987 conquista il ruolo di Anthony Scott in Il ragazzo dal kimono d'oro, seguito l'anno successivo da un fortunato sequel. [...]
[...] Non mi sento però di dire che l'infanzia di Tommaso sia infelice; è dura, complicata ma non credo che abbia un modello educativo completamente negativo Non so perché ho scelto il tema dell'infanzia come primo tema da affrontare da regista - ha proseguito l'attore - Forse essendo io un bambino-regista ho scelto di fare le cose con ordine. Ho aspetttato tanti anni prima di fare questo film, nel frattempo ho fatto incontri con tanti registi da cui ho imparato molte cose. Mi ero ripromesso di fare un'esperienza di regia pura, ma all'ultimo momento l'attore che doveva interpretare Renato si è dissolto per cui non ci sono state alternative. [...]
[...] La bestemmia di Renato è l'urlo di dolore di un uomo sull'orlo di un baratro. Quando perde fiducia, che è sinonimo di fede, nella vita, allora cresce dentro di lui questo grido di dolore Quando ha deciso di passare dietro la macchina da presa ? Quando aveva tra i 17 e i 20 anni, ha scritto una sceneggiatura, ma non è riuscito a farne un film. Era interessato anche alla recitazione, e questo mi ha permesso di studiare il modo di lavorare con i registi. [...]
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