Il periodo storico che va dalla metà del cinquecento alla fine del seicento vede l'Europa corre a due velocità. In Olanda e soprattutto in Inghilterra si sviluppa l'accumulazione capitalistica, favorita anche dalle grandi scoperte geografiche che avevano aperto ai paesi europei che si affacciavano sull'oceano Atlantico nuove vie di comunicazione per i loro commerci e consegnato nuove immense risorse naturali da sfruttare.
La Germania, la Spagna, l'Italia, con quest'ultima che, dopo le guerre franco-asburgiche della prima metà del secolo si ritrovò sottomessa alla seconda, furono caratterizzate dalla decadenza economica, indotta dal processo di rifeudalizzazione. A rendere ancora più evidente la differenziazione tra le varie aree del vecchio continente contribuì la rottura religiosa del mondo cristiano, quando l'affermarsi della riforma protestante nella maggior parte del mondo germanico ed anglosassone e la vittoria della controriforma nel mondo latino e mediterraneo.
[...] Paolo Paruta nacque a Venezia nel 1540 e vi morì nel 1598,Dopo avervi svolto un monte delicati incarichi diplomatici. Fu ambasciatore a Roma e procuratore di S. Marco. In qualità di storiografo ufficiale della Repubblica, compilò la “Historia vinetiana”, e si proponeva di continuare in chiave politico-diplomatica la “Historia Veneticorum” di Pietro Bembo. Ma le opere più importanti del Paruta sono quelle sulla scienza politica, nelle quali egli tenta di conciliare ragion di Stato e morale: i “Dialoghi della perfezione della vita politica”, scritti nel 1579, e i “Discorsi politici”, pubblicati postumi. [...]
[...] I trattati, proseguendo la tradizione rinascimentale, sono molti e vari nell'età della controriforma, ma, soprattutto nel seicento, andarono progressivamente specializzandosi. Si ebbero così trattati che affrontarono argomenti sempre più specifici: ad esempio, invece di occuparsi della letteratura in generale, analizzavano problemi di metrica o di lingua; oppure, come si è visto, per quanto riguarda la scienza politica, affrontavano il rapporto tra morale e politica. Oltre a quelle tradizionali del dialogo e del saggio, Si ebbero delle forme innovative, come il ragguaglio giornalistico, ad opera della Traiano Boccalini. [...]
[...] Tra questi, le riflessioni del Machiavelli sulla politica, le quali, opportunamente adattate, concorsero a costituire la ragion di Stato. In realtà, una rilettura arbitraria dell'opera del Machiavelli, tesa estrapolare un concetto, il fine giustifica i mezzi, estraneo alla riflessione del segretario fiorentino, presso il quale fu fondata la legittimità del superiore interesse dello Stato o della chiesa. Quest'ultima, per la verità, impediva alla lettura dell'opera originale del Machiavelli, tanto che i suoi libri erano stati messi all'indice e ad arte era stata diffusa una interpretazione deteriore del suo pensiero, il machiavellismo, chi alludeva ad una diabolica arte della simulazione e della dissimulazione in politica. [...]
[...] Ludovico Zuccolo, nato a Faenza nel 1568 e morto intorno al 1630, scrisse delle “Considerazioni politiche morali sopra cento oracoli di illustri personaggi antichi”, Contenenti una parte, intitolata la ragion di Stato”, dove viene sostenuta una ragion di Stato che, intesa come prudenza, come avvedutezza, non può non coincidere con la giustizia e la rettitudine; ma nelle tirannidi, ammette l'autore, la ragion di Stato diventa l'astuzia del despota. La più ampia e più interessante produzione, per quanto riguarda la trattistica, fu incentrata sulla scienza della politica. Ispirati spesso dagli stessi principi, allo scopo di giustificare il potere, gli autori di trattati politici cercavano di spiegare i metodi di gestione del potere e le sue leggi, definendo le forme più accettabili. Ma non mancarono posizioni alternative, addirittura polemiche nei confronti dell'assolutismo monarchico e della stessa Chiesa della controriforma. [...]
[...] Botero tentò di conciliare, contro il pensiero autentico di Machiavelli, politica e religione. Botero convenne con il segretario fiorentino, pur rifiutando le teorizzazioni politiche di fondo, sulla necessità di porre un uomo dotato di particolari qualità alla guida dello Stato. Ma il modello di sovrano proposto da Botero si differenziava nettamente da quello del principe del Machiavelli, in quanto il principe di Botero doveva essere prudenti e giusto più che forte e astuto, pronto, nella pratica di governo, ad appellarsi alla religione e a seguire i consigli della chiesa. [...]
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