Iacopone dei Benedetti nacque a Todi tra il 1230 e il 1236. divenne procuratore legale della città e condusse una vita agiata e spensierata fino almeno al 1268, anno in cui la giovane moglie, Vanna dei conti di Coldimezzo, morì accidentalmente cadendo da un palco durante una festa. La scoperta di un cilicio intorno al corpo della donna come segno di penitenza provocò in lui una profonda crisi spirituale, che lo condusse a rinunciare ad agi e ricchezze per un'esistenza di stenti e privazioni. Molti aneddoti presenti nella biografia, relativi alle umiliazioni a cui si sottopose, sono esagerati o confusi con quelli di altri mistici. In effetti, in quell'epoca in cui erano di moda le mortificazione del corpo e le penitenze, era difficile distinguere gli episodi reali da quelli mitizzati o inventati. Sappiamo però che Iacopone da Todi, dopo dieci anni di penitenza, entrò a far parte dell'Ordine francescano come frate laico e prese parte alla disputa scatenatasi al suo interno tra Conventuali e Spirituali, parteggiando per questi ultimi, favorevoli ad una più intransigente osservanza della Regola.
[...] I versi confermano come Iacopone sia stato fondamentalmente un mistico che ha subordinato ogni esperienza terrena al pentimento e alla contemplazione di Dio. Pianto della Madonna È la più nota delle laude di Iacopone, composta in volgare umbro e tale da essere accompagnata musicalmente e portata in scena. La lauda, per la sua drammaticità e per la scomposizione nelle voci di più personaggi, poteva diventare una “sacra rappresentazione”. Il nunzio riferisce a Maria della cattura di Gesù, del tradimento di Guida, del giudizio di Ponzio Pilato, della crocifissione. [...]
[...] Nell'opera è messo in risalto il dolore, tutto umano, di una madre per l'agonia del figlio, al punto che la commozione, suscitata dalla sofferenza umana della Madonna, fa passare in secondo piano il significato religioso del sacrificio di Gesù. [...]
[...] Anche la sintassi, involuta e irregolare, risulta influenzata e la parola lirica, caricandosi di spiritualità, esplode in un grido che non è altro che uno sfogo dell'anima. Dalle laude O iubelo de core È una ballata, formata da cinque sestine di settenari in rima, con ripresa, nella quale Iacopone esalta l'amore mistico, quell'ineffabile sensazione per cui, annullandosi per qualche istante tutta la realtà circostante, ci si sente trasportare fino alla comunione con Dio. È un rapimento mistico, un'ebbrezza, un'enfasi simili ad un grido del cuore. [...]
[...] Infine si rivolge allo stesso Gesù condotto sul Calvario, nelle sue parole c'è tutto l'amore di una madre addolorata per la sorte del figlio. Maria non ha il coraggio di guardare il supplizio del figlio, per cui è ancora il nunzio che le descrive i momento della crocifissione. Ella invoca la morte anche per se stessa. Le risponde Gesù dalla croce, con umanissime parole di pietà per quel dolore materno, ma comunicandole il valore di redenzione dell'umanità che assume il suo sacrificio. Infine l'affida a Giovanni che, muto, resta inginocchiato ai piedi della croce. [...]
[...] Gran parte dei tormenti interiori di Iacopone da Todi emergono dall'ardore mistico del suo Laudario, composto da un centinaio di laude. Il misticismo La figura di Iacopone da Todi non potrebbe essere compresa a fondo se non fosse ricollegata al clima religioso e mistico del tempo, in cui la corruzione del clero e l'ingerenza della Chiesa nella politica provocarono la nascita e lo sviluppo di tanti movimenti ereticali. Poiché nelle laude di Iacopone si fondano tutti gli elementi caratterizzanti quel periodo (teologia, eresia, gioacchinismo, francescanesimo), possiamo considerarlo uno dei massimi esponenti della cultura religiosa del Duecento. [...]
Source aux normes APA
Pour votre bibliographieLecture en ligne
avec notre liseuse dédiée !Contenu vérifié
par notre comité de lecture