Laureatosi in filosofia all'università di Vienna, svolse attività irredentistica, ma senza esasperazioni nazionalistiche, come direttore della Voce cattolica (1905), organo della diocesi di Trento, poi trasformato nel Trentino (1906); subì un arresto in seguito ai disordini scoppiati a Innsbruck all'inaugurazione di una facoltà giuridica italiana: in quell'occasione entrò in rapporti con Cesare Battisti, cui rimase legato da stima anche nei giorni di maggiori contrasti politici. Entrato nell'Unione politica popolare, la democrazia cristiana austriaca, fece parte (1909) del consiglio comunale di Trento; eletto al parlamento austriaco (1911) e poi anche consigliere alla dieta di Innsbruck (1914), si batté a favore dei diritti degli Italiani soggetti all'Austria. Allo scoppio della prima guerra mondiale la sua posizione si fece molto delicata: favorevole al neutralismo, si recò più volte a Roma per sondare l'opinione dei governanti italiani circa il Trentino; fu ricevuto anche da Benedetto XV. Due giorni prima dell'entrata in guerra dell'Italia, il suo giornale dovette sospendere le pubblicazioni ed egli fu costretto a trasferirsi a Vienna per sottrarsi al confino. Nel 1917, alla riapertura del parlamento austriaco, parlò a favore dei profughi, confinati, internati italiani, proclamando nel 1918 la volontà delle popolazioni italiane di riunirsi alla madrepatria (a questo fine aveva partecipato alla fondazione del Fascio nazionale italiano). Divenuto cittadino italiano, aderì subito al partito popolare, presiedendo a Bologna il suo primo congresso (1919).
[...] Il congresso di Roma della DC (1952) segnò insieme il trionfo della linea di De Gasperi e l'inizio della sua parabola discendente. La sua vittoria sulle opposizioni interne (raccolte soprattutto nel gruppo di Cronache sociali), che l'accusavano di immobilismo, di aver soffocato nel partito la dialettica politica e il dibattito ideale, di aver sacrificato il partito al governo, costò alla DC la perdita di alcuni uomini nuovi, animati da una grande carica innovatrice. Le elezioni del 1953, regolate da una legge elettorale maggioritaria, largamente avversata in parlamento e nel paese, videro una diminuzione di voti della DC. [...]
[...] Dal 1942 cominciò a prender parte alle riunioni clandestine di esponenti dei partiti antifascisti, preparando il documento poi conosciuto come Idee ricostruttive della democrazia cristiana, atto di nascita del nuovo partito cattolico. Nel 1943 collaborò, con lo pseudonimo di Demofilo, al quotidiano Il Popolo, che si pubblicava clandestinamente, esponendo i principi di una politica democratica, regionalista, di centro. Membro attivo del CLN, si mise subito in luce per il senso di moderazione, per l'avversione alle dirette pressioni popolari, allo sbandieramento delle ideologie, per il gusto dei problemi concreti. [...]
[...] Divenuto cittadino italiano, aderì subito al partito popolare, presiedendo a Bologna il suo primo congresso (1919). Entrato nella direzione del partito (1921), fu eletto deputato per il collegio di Trento (1921); aveva intanto fondato Il Nuovo Trentino, dalle cui colonne sostenne appassionatamente il principio delle autonomie amministrative. Presidente del gruppo parlamentare del partito, si oppose con don Sturzo, nel 1922, al ritorno di Giolitti. Accettò il primo governo Mussolini, sperando in una pacificazione nazionale, ma entrò presto in violenta polemica col capo del governo, in occasione delle leggi che minavano l'autonomia del Trentino (1923) e soprattutto in occasione della legge elettorale maggioritaria del 1924. [...]
[...] Egli dava ormai alla politica italiana un sempre più vasto respiro internazionale, con la partecipazione, accanitamente avversata dalla sinistra, al Patto atlantico (1949) e all'OECE. All'interno, il quinto ministero De Gasperi attuò la riforma agraria e tributaria, l'istituzione della Cassa del Mezzogiorno e dell'INA - casa per la ricostruzione edilizia. Le iniziative riformistiche provocarono l'uscita dei liberali dal governo e la formazione da parte del parlamentare trentino di un sesto ministero (1950-1951), tripartito, sostituito da un settimo (1951-1953) formato da democristiani e repubblicani. De Gasperi accentuò in questi anni il proprio impegno europeistico, segnalandosi sempre più come uno dei leader delle istituzioni comunitarie. [...]
[...] Per il rifiuto dei socialdemocratici di ricostituire il quadripartito, De Gasperi tentò un ministero monocolore che non riuscì però a ottenere la maggioranza. Il colpo fu grave per lo statista trentino, che ritornò alla segreteria del partito per rilanciarlo politicamente. Al congresso di Napoli (1954) espose, in quello che doveva restare il suo testamento politico, le proprie tesi sull'unità della DC. Le ultime sue preoccupazioni furono per la CED, che infatti venne respinta dall'Assemblea nazionale francese dieci giorni dopo la sua morte. [...]
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