Nascita e avvento del fascismo. Per intendere le origini storiche del fascismo è necessario rifarsi alla crisi profonda provocata in tutta l'Europa dal primo conflitto mondiale (1914-1918) e che portò a radicali mutamenti nelle strutture politiche e sociali dei singoli paesi, nei rapporti tra le classi, nel costume. In Italia la crisi assunse proporzioni assai gravi, e in essa confluirono elementi di varia natura: l'insoddisfazione di vasti strati di opinione pubblica per i risultati della conferenza della pace che deludevano le speranze di ingrandimenti territoriali (ai confini orientali) e coloniali e la conseguente esasperazione del sentimento nazionale; il peggioramento delle condizioni economiche di vasti strati delle classi medie, gravate dal carico fiscale e colpite dal blocco dei fitti degli immobili e dei beni fondiari, dalla rapida svalutazione della lira e dalla contrazione del commercio; il carovita e la disoccupazione, che pesavano sulle classi popolari; la pressione del proletariato industriale in direzione non soltanto delle rivendicazioni economiche (giornata lavorativa di otto ore, controllo operaio sulla produzione, ecc.) ma anche di quelle politiche (conquista dei municipi e partecipazione diretta alla gestione dello Stato); lotta per la conquista della terra delle masse rurali; inquietudine della grande borghesia industriale e agraria di fronte alle agitazioni sociali, agli scioperi, all'occupazione delle fabbriche e delle terre.
[...] Il fascismo si identificava ormai con lo Stato, concepito dalla dottrina ufficiale (elaborata dal filosofo Giovanni Gentile) come “Stato etico”, che risolveva in sé l'individuo; ed esso tese a fascistizzare il paese, utilizzando la stampa, strumentalizzando la scuola, inquadrando fin dall'infanzia la gioventù in apposite organizzazioni fasciste (Opera nazionale balilla, poi Gioventù italiana del littorio, ecc.). Nel campo della politica economica il fascismo attuò dapprima, a partire dal 1926, una politica deflazionistica (rivalutazione della lira, ecc.), che favorì l'acceleramento dell'industrializzazione del paese. [...]
[...] Dal punto di vista delle forme giuridiche entro le quali si organizzò il regime fascista sono da distinguere due periodi: prima e dopo il gennaio 1925. Nella prima fase non ci fu un'aperta rottura rivoluzionaria con il passato; il primo ministero Mussolini fu infatti un ministero di coalizione, in cui accanto ai ministri fascisti o simpatizzanti con il fascismo ci furono ministri liberali (della tendenza Salandra) e popolari, perché molti uomini e gruppi politici ritenevano che fosse ancora possibile legalizzare il fascismo e restaurare, con il suo stesso appoggio, il funzionamento dello Stato liberale. [...]
[...] A parte quindi il nazismo in Germania e le correnti fasciste in Francia (Croci di fuoco), si ebbero movimenti dichiaratamente fascisti, o che in qualche modo si richiamavano al fascismo, in Portogallo con lo Stato corporativo e totalitario di Salazar; in Spagna, con il falangismo; in Belgio, con il rexismo di Léon Degrelle; in Gran Bretagna, con i fascisti di sir Oswald Mosley; in Austria, con le Heimwehren; in Romania, con la “guardia di ferro” di Codreanu; in Cecoslovacchia, con Jozef Tiso; in Norvegia, con Quisling; ecc. Diritto Apologia del fascismo. Chiunque pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo oppure le finalità antidemocratiche proprie del partito fascista è punito con la reclusione. [...]
[...] La pena viene aumentata se il fatto è commesso col mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione o di propaganda. La condanna importa la privazione dei diritti elettorali e di ogni altro diritto politico per un periodo di cinque anni. [...]
[...] Questo il clima in cui nacque il movimento fascista (il nome alludeva al fascio littorio della Roma classica), come continuazione dei “fasci di azione rivoluzionaria” sorti all'inizio del 1915 per iniziativa di gruppi accesamente interventisti, ispirati soprattutto da Mussolini dopo che questi era stato espulso dal partito socialista per il suo passaggio dal neutralismo all'interventismo (ottobre 1914). Nel momento in cui a Milano nascevano i “fasci italiani di combattimento” il loro fondatore non si proponeva di creare un partito, ma un semplice movimento; come scriverà più tardi lo stesso Mussolini (voce “Fascismo” nell'Enciclopedia italiana), c'era nessuno specifico piano dottrinale nel mio spirito. La mia dottrina era la dottrina dell'azione. [...]
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