L'Iraq ha un'economia in via di sviluppo in cui predomina largamente il settore pubblico e che viene regolata dal governo mediante piani quinquennali. Già duramente provata dalla guerra con l'Iran nel precedente decennio, l'economia del paese è dal 1991 bloccata in molti settori a causa dell'embargo decretato dall'ONU a seguito dell'invasione del Kuwait e della successiva guerra.
Nelle campagne di colture non irrigate del nord, la vita rurale poggia su un tessuto fitto e ininterrotto di villaggi dediti principalmente alla coltivazione di cereali d'inverno (frumento e orzo) e all'allevamento, con un po' di tabacco come coltura commerciale nel Kurdistan.
La valorizzazione della pianura mesopotamica è invece tuttora assai discontinua e incompleta. È stata ostacolata per millenni dalle piene devastatrici del Tigri e dell'Eufrate, alle quali solo in tempi recenti si è giunti a porre rimedio con la creazione di grandi serbatoi nella pianura (diga di Samarra e lago di Tharthar per il corso del Tigri a monte di Bagdad; diga di Ramadi e lago Habbaniyya per l'Eufrate) e la costruzione di grandi dighe di sbarramento nelle montagne del Kurdistan, sui due Zab e sul Diyala, affluenti del Tigri. D'altronde l'utilizzazione agricola della pianura, dopo i secoli di prosperità dell'antichità e dell'inizio del periodo islamico, era regredita in misura considerevole, specialmente in seguito alle devastazioni compiute dall'invasione mongola nel XIII sec., e i nomadi avevano occupato in massa la pianura, dove nel primo ventennio del XX sec. la superficie coltivata era scesa a soli 380.000 ha.
[...] Notevole sviluppo hanno avuto anche le industrie tessili (lana e raion a Bagdad e cotone a Mosul) e chimica (specie fertilizzanti). Tutto il comparto è oggi in estrema difficoltà per l'imposizione del blocco alle importazioni di materie prime. Il settore petrolifero, le industrie pesanti, le attività bancarie e assicurative, il commercio estero, i trasporti e le comunicazioni sono gestiti direttamente dallo Stato; al settore privato sono lasciate le piccole industrie manifatturiere, il commercio interno, la gestione di alberghi e ristoranti e le attività artigianali tradizionali (tessitura a mano, concia delle pelli, lavorazione dell'argento, del rame e del ferro). [...]
[...] Ma il patto di Bagdad (1955) e la proclamazione di una federazione Giordania-Iraq (febbraio 1958) provocarono una violenta reazione della Lega araba e dell'Egitto. Il 14 luglio 1958 una rivolta militare scoppiò a Bagdad; il giovane re Faysal, il reggente al-Ilah e lo stesso Nuri al- Sa'id vennero uccisi, mentre un comitato militare capeggiato dal generale Kassem assunse il potere e proclamò la repubblica. Il nuovo regime accettò l'appoggio dei comunisti, si ritirò dalla Federazione araba (agosto 1958) e dal patto di Bagdad (marzo 1959), abbandonò l'area della sterlina (giugno 1959) e concluse un accordo economico con l'URSS. [...]
[...] Intrapresa la revisione del trattato d'alleanza, il governo dell'Iraq ottenne apprezzabili concessioni, ratificate col trattato di Portsmouth (gennaio 1948). Ma l'opinione pubblica, ormai esasperata da una tale alleanza, provocò violente manifestazioni a Bagdad e determinò la caduta del governo di Salih Giabr, che si rifugiò a Londra, e il mantenimento in vigore del trattato del 1930. Ma l'umiliazione patita al tempo della guerra contro Israele, la discordia dei capi della Lega araba e la miseria della popolazione conservarono un permanente stato di tensione in Iraq. [...]
[...] Pur disponendo della più grande riserva di terre irrigabili del Medio Oriente arabo, l'Iraq rimane ancora paradossalmente un importatore di cereali di altre derrate alimentari). L'ambiente naturale diversificato consente l'allevamento di maggiori varietà e maggiori quantità di animali che non in molti altri paesi arabi: sono particolarmente abbondanti ovini ( 5.000 .000), caprini ( 350.000 bovini ( 1.000 .000) e asini ( 145.000 L'agricoltura irachena concorre alla formazione del prodotto interno lordo per un'aliquota del 35% impiegando l'11,5 della popolazione attiva. [...]
[...] Inviato come governatore in Iraq (1860-1872) Midhat pascià cercò di intensificare le riforme ispirate dagli Europei: fondò un giornale, creò un ospedale e scuole, organizzò un servizio postale e diede sicurezza alle principali vie di comunicazione, cui si aggiunse poi la costruzione della ferrovia di Bagdad, intrapresa (1903) da un gruppo finanziario tedesco. Tuttavia alla vigilia della prima guerra mondiale, il volto dell'Iraq non era molto cambiato dal suo ingresso nell'Impero ottomano. Scoppiata la guerra e schieratasi la Turchia a fianco della Germania, il paese diventò strategicamente importante. [...]
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