Repubblica dell'Angòla, Stato dell'Africa equatoriale, confinante a ovest con l'Atlantico, a nord e no con la Repubblica democratica del Congo, a est con la Zambia, a sud con la Namibia e comprendente l'exclave di Cabinda a nord della foce dello Zaire (Congo); 1.246.700 km²; 10.916.000 ab. Cap. Luanda. Lingua ufficiale: il portoghese.
La popolazione, nella quasi totalità negra con percentuali minime di bianchi e di meticci, è costituita prevalentemente da Bantu e da gruppi di Boscimani (nella parte sudorientale). La densità della popolazione (7 ab./km²), relativamente alta nelle regioni di Huambo, Lobito e Luanda, diminuisce progressivamente verso est e verso sud. La guerra civile ha favorito inoltre l'inurbamento. Si deve comunque tener presente che, poiché il governo di Luanda controlla solo una parte del territorio e le strutture amministrative sono state scardinate dall'esodo dei funzionari portoghesi e dalla guerra civile, le statistiche demografiche ed economiche hanno solo una parziale attendibilità.
[...] Nel maggio 1977 non ebbe successo un tentativo di colpo di Stato da parte di Nito Alvés, ex ministro degli interni e leader di una frazione estremista del MPLA. Nel settembre 1979 Agostinho Neto, rieletto alla presidenza, moriva a Mosca per i postumi di un intervento chirurgico. Il comitato centrale nominava capo dello Stato e del partito J. E. Dos Santos. Da quel momento, unità militari sudafricane compivano continue incursioni nel paese, occupando per settimane vaste porzioni di territorio, e uccidendo centinaia di angolani. [...]
[...] In ogni caso la produzione angolana sembra apparentarsi per molti tratti alla produzione anglofona e francofona; la rappresentazione della realtà socialista e la contestazione del colonialismo predominano nelle opere di romanzieri come Mario Antonio (Crónica de Cidade estranha, 1964), Arnaldo Santos (Quinaxixe, 1965), Santos Lima (As sementes da libertade, 1965), mentre poeti come Antonio Cardoso o Agostinho Neto (Colectânea de poemas, 1961), fortemente segnati dal surrealismo, tentano di esprimere il loro malessere in una lingua portoghese “spurgata” del suo “colore bianco”. Negli ultimi decenni, la letteratura africana in lingua portoghese ha mostrato un violento spirito di rivolta nelle opere di A. Pestana Dos Santos, in José Craveirinha nella nuova voce, Mia Couto. [...]
[...] Sia per la rivalità che li divideva, sino a provocare scontri armati tra loro, sia per la repressione del governo portoghese, che nell'Angola giunse a impegnare 70.000 militari, i movimenti di liberazione angolani non riuscirono a giungere al controllo di città e centri economici prima che il cambiamento di regime in Portogallo, nel 1974, aprisse sicure prospettive di indipendenza alle colonie portoghesi in Africa. Ultima delle province d'oltremare a essersi staccata dal Portogallo, l'Angola pervenne all'indipendenza l'11 novembre 1975, ma subito i tre movimenti nazionalisti sopra citati (MPLA, FNLA, UNITA) si scontrarono tra loro nel tentativo di occupare le regioni più importanti del paese. A imporsi fu il MPLA, grazie anche all'appoggio di truppe cubane. [...]
[...] L'Angola produce anche olio di palma, palmisti, riso, banane e tabacco. Prati e pascoli permanenti occupano il 23,3% del territorio e il patrimonio zootecnico, che era stato decimato dopo il 1975, ammonta a oltre 3 milioni di bovini, circa 950.000 caprini suini ovini e 6 milioni di volatili; inoltre l'Angola è uno dei maggiori produttori mondiali di miele. La pesca costiera (sardine, scombri, ecc.), che, un tempo attivissima, era stata messa in crisi dalla partenza dei Portoghesi, ai quali apparteneva la maggior parte della flotta peschereccia, viene praticata (in seguito a un accordo stipulato nel 1977) da una flottiglia sovietica. [...]
[...] Perciò il governo, partito con una programmazione economica centralizzata e la nazionalizzazione delle maggiori industrie, ha poi fatto parzialmente marcia indietro incoraggiando l'impresa privata e gli investimenti stranieri (ad esempio nell'industria dei diamanti). Così pure, di fronte al fallimento della collettivizzazione nell'agricoltura, ha reintrodotto la proprietà privata organizzando cooperative rurali. Anche nei settori degli affari, del commercio e dei trasporti alcune imprese, già nazionalizzate, sono state denazionalizzate. Rimane comunque statale l'80% dell'industria pesante. L'arativo è soltanto il del territorio. L'agricoltura tradizionale praticata su terreni debbiati produce manioca e arachidi nel Nord, mais e sorgo nel Sud, che forniscono l'alimentazione di base della popolazione. [...]
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